La settimana scorsa ho visto nella vetrina di una libreria accanto a libri sul giardinaggio “Il giardino che è la nostra vita” (coltivare e nutrire noi stessi).
L’ho letto e l’ho trovato molto interessante e molto piacevole da leggere.
Sono presi in considerazione 10 punti di cui l’ultimo è intitolato “Il mondo intero è il nostro giardino: la vigilanza“.
In questo punto viene anche presa come esempio Wangari Maathai, nata in Kenya nel 1940, che si impegnò tutta la vita per la difesa dell’ambiente.
Ci fu un periodo in cui i fiumi continuavano a prosciugarsi, gli alberi continuavano ad essere tagliati per fare spazio alle coltivazioni di tè e di caffè. La perdita degli alberi rendeva impossibile trovare legna da ardere. Come conseguenza le famiglie cominciarono a consumare cibi sempre più elaborati (pane bianco, riso e farina). Alla lunga si arrivò al diffondersi della malnutrizione soprattutto tra i bambini e gli anziani:
il legame tra i problemi dell’ambiente e le loro cause (disboscamento, distruzione della vegetazione, agricoltura non sostenibile e perdita del terreno) era ovvio. Era necessario fare qualcosa[…] Semplicemente, mi dissi: “Perchè non piantare alberi?”
Gli alberi avrebbero fornito alle famiglie la legna da ardere che serviva a cucinare cibi nutrienti. Gli alberi significavano ombra e radici che avrebbero potuto servire come protezione per i bacini idrici. Gli alberi avrebbero potuto essere fonti di cibo, avrebbero potuto significare il ritorno degli uccelli.
Così ebbe inizio il Green Belt Movement.
Di qui in poi è interessante la lunga lotta di Maathai per la difesa dell’ambiente, non sempre capita. Nel 2004 riceve il Premio Nobel per la pace, ottiene un seggio in parlamento con un programma che lei descrive come le 3 gambe di uno sgabello:
- la necessità di rispettare i diritti umani
- la necessità di una gestione delle risorse giusta e sostenibile.
- la necessità di una cultura di pace.
Come non si può non sostenere questo splendido esempio?
Con questo ho ricevuto un altro incarico di fiducia in merito all’ecologia della nutrizione… 🙂