Ho appena scritto una lettera all’azienda Lucart, e ti invito a fare lo stesso… Il motivo è molto semplice: far capire che i consumatori sono sempre più consapevoli di quello che acquistano e non li si può prenderli in giro con manovre di Greenwashing.
Insomma non è che se scrivi “naturale” o “eco” su un prodotto, sono tutti così scemi da cascarci, o no?
… Di certo non gli Allievi di Autodifesa Alimentare che sono abituati a leggere le etichette e a informarsi. 😉
Insomma, io una carta igienica a base animale non la voglio, e tu? 🙁
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Spett.le Lucart,
sono molto sorpresa e allo stesso tempo delusa dall’apprendere del vostro nuovo prodotto a base di QMilk…
Fino ad oggi abbiamo sempre preferito i vostri rotoli LUCART Grazie Natural 100% riciclati sia per la Redazione che per il nostro Ecovillaggio. Abbiamo addirittura realizzato dei porta-rotoloni (riciclati) su misura dei vostri rotoloni e chiesto ai nostri Allievi di portare quando possibile i vostri prodotti.
Vi siete distinti per l’innovazione di recuperare carta riciclando il Tetrapack, e avete fatto diverse campagne di sensibilizzazione sul mercato…
Per la vostra linea “Grazie Natural” vi ritenevamo un’azienda etica che avesse a cuore l’ambiente: producendo carta ecologica vegetale. Non una carta… animale (?)
Scrivo dunque per unirmi alla protesta contro l’uso del prodotto QMilk – Fibra di latte – prodotto in Germania, nella vostra nuova carta igienica Tenderly: non è affatto un prodotto ecosostenibile, perché proviene dall’industria del latte, una delle più inquinanti al mondo, oltre che una delle meno etiche, visto che sfrutta, fa soffrire e uccide un numero enorme di animali.
Ad un numero sempre crescente di persone non sembra più tanto normale che il latte venga letteralmente tirato via alle mucche (e sottratto ai loro cuccioli) per essere venduto direttamente o trasformato in formaggi.
L’Inganno del Latte. Dal Biberon all’Osteoporosi: una Storia di Amore e Sofferenza…
Abbiamo scritto un Ebook sul latte che racconta non solo quanto il latte di altri animali non sia affatto un alimento idoneo per gli esseri umani, ma anche le atrocità dell’industra latteo-casearia.
Queste informazioni non possono più essere ignorate in una Società che voglia dirsi civile, e stanno circolando sempre di più…
Le mucche sono riempite di farmaci e chimica per poter sopportare i maltrattamenti che subiscono negli allevamenti…
- le inseminazioni artificiali ricorrenti (perché se una mucca non ha appena partorito non produce il latte, non lo sapevate?),
- lo strazio di essere allontanate dai loro cuccioli,
- la sofferenza di essere attaccate a dolorose macchine succhialatte che provocano mastiti (curate con antibiotici che creano antibiotico-resistenza…)
- le cure a base di ormoni – cancerogeni sia per le mucche che per gli esseri umani che ne bevono/mangiano i prodotti – per aumentare innaturalmente la quantità di latte prodotta, etc…
Come potete pensare che il QMilk sia un prodotto sostenibile?
Sostenibile a che livello?
Forse solo a livello economico?
Certo non a livello etico.
Certo non a livello ecologico.
Per poter affermare che è un prodotto è sostenibile, si deve vedere l’intera filiera di produzione e non solo l’ultima parte lavandosene le mani di quello che c’è prima.
Facendo un paragone cruento (e ce ne sarebbero tanti altri, la storia ne è purtroppo piena! 🙁 ) è come dire che utilizzare gli oranghi morti per fare cibo per cani sia sostenibile, in quanto “sottoprodotti di scarto” dell’industria dell’olio di palma che sta deforestando e distruggendo le ultime zone vergini per far posto a piantagioni intensive. 🙁
La stoffa con le bucce di arancia può essere sostenibile (magari proveniente da arance biologiche e se non vengono utilizzati solventi chimici)…
Non questo QMilk realizzato con scarti del latte. Non una carta igienica a base animale.
E mi dispiace dire che il pay off dell’azienda Tedesca QMilk, “missione natura” è quanto meno fuori luogo. E dimostra una totale mancanza di consapevolezza storica.
Ad ogni modo non finisce qui…
Anche se non ci fossero motivi ambientalistici e etici, l’idea del cosiddetto “latte non alimentare” fa un po’ senso…
Se non è alimentare allora perché lo infilate in un prodotto che va utilizzato in zone tanto sensibili?
Quindi se il latte con cui viene fatto questa fibra di latte, non è “alimentare” (e già il latte cosiddetto alimentare normalmente contiene pus, sangue e un sacco di chimica, per questo viene sterilizzato ad alte temperature), se è una produzione di scarto, o realizzato con latte andato a male, siero del latte, caglio… che cosa contiene davvero?
mmm Fibra di latte…
Non sono certo un’esperta di chimica, ma – da consumatrice – non suona molto bene, né per fare la carta igienica, né per fare tessuti…
Dal non tagliare gli alberi allo sfruttare gli animali?
Vi invito a riflettere sulla congruenza di questa Joint Venture, sull’etica di questo cosiddetto “biopolimero” e sul messaggio che state trasmettendo al mondo.
Ma come?
La Lucart è diventata famosa come l’azienda che produce “la carta che non taglia gli alberi” e ora vuole diventare famosa come l’azienda che produce “la carta che sfrutta gli animali?”
Davvero al mondo serviva la carta igienica carezza di latte?
Sinceramente non credo che sia solo la comunità Vegan – peraltro in costante crescita – infastidita da questa vostra iniziativa: anche persone che come me, che si pre-occupano di tematiche salutistiche e amano difendere l’ambiente a 360°, non la apprezzano affatto.
Attenzione perché rischiate, per un mero appeal pubblicitario che tanto suona a Greenwashing di alienarvi una larga fetta del vostro pubblico….
E, dulcis in fundo…
State avallando l’industria del latte animale in un momento di controtendenza.
Fortunatamente moltissime persone hanno iniziato da tempo ad apprezzare altri tipi di latte vegetale…
Il latte di avena, il latte di soia, il latte di riso, il latte di mandorle… Solo per citare i più utilizzati. (Ne parliamo nel nostro Ebook dando anche soluzioni per autoprodurre latte e formaggi vegetali comodamente a casa propria…)
Questi tipi di latte vegetale non hanno sottoproduzioni da cui poter trarre “biopolimeri” adatti a fare fibre?
Chiedo alla Lucart di smettere di utilizzare il QMilk, come segno di rispetto per gli animali e per l’ambiente.
Ne terrò certamente conto per i miei futuri acquisti. E pubblicherò questa lettera nel nostro blog e la farò circolare in rete perché oltre ai nostri allievi anche tanti altri ne tengano conto.
Certa che valuterete con attenzione la reazione dei consumatori, distinti saluti e buon lavoro.
Viviana Taccione
Fondatrice & Trainer di AutodifesAlimentare.it
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