Sempre interessantissima anche la seconda lezione di Autodifesa Alimentare!
Devo dire che in questa edizione del corso, certe cose che in quella che frequentai tempo addietro mi erano “sfuggite”, forse perché non ero riuscito a trascriverle in maniera completa sui miei appunti, forse perché non avevo attribuito ad esse il peso che meritavano, hanno colpito di più la mia attenzione e mi aiuteranno ancora una volta a modificare, o dovrei meglio dire, migliorare, i miei comportamenti alimentari.
Mi riferisco in particolare ai meccanismi che stanno dietro l’importanza della dieta dissociata, come valido aiuto ad affaticare meno il nostro apparato digerente facilitando e velocizzando la digestione.
L’argomento a mio avviso in assoluto più importante trattato nella seconda lezione è l’acqua.
Ancora molte, troppe persone, sottovalutano la necessità di reidratare e depurare ogni giorno il nostro organismo, senza rendersi conto che anche un’ottima nutrizione, senza un sufficiente apporto d’acqua, serve purtroppo a ben poco!
L’argomento è ben approfondito nell’ebook di Leonardo e Viviana “Acqua: sai cosa bevi?“, che ho letto con estremo piacere ed interesse; ho pensato quindi di volgere la mia attenzione ed approfondire un altro, sempre più attuale argomento, la cosiddetta “chimica nel piatto”.
Basta digitare su un qualunque motore di ricerca queste 3 parole, per rendersi conto della crescente attenzione riguardo questa grande minaccia alla nostra salute!
Ma prima di iniziare ad approfondire questo importante tema, vorrei fare una piccola ma importante precisazione: “chimico” o “di sintesi” non significa necessariamente dannoso.
In natura esistono moltissime “sostanze naturali non di sintesi” tossiche, velenose o mortali; esistono al contrario sostanze benefiche di sintesi.
Cito a riguardo due semplici esempi.
Il comune sale da cucina non è naturale, bensì un prodotto raffinato che rappresenta, soprattutto in alte dosi, un vero e proprio veleno per il nostro organismo.
Il Glutammato monosodico, comunemente identificato come “esaltatore di sapidità”, è spesso considerato dannoso al nostro organismo, mentre in realtà è l’uso che ne fa l’industria alimentare che è sbagliato!
Si tratta infatti di un sale (per il quale esiste sulla lingua un recettore specifico – si parla per questo di “quinto gusto”) che anziché insapidire il cibo, ne rende più intenso il sapore.
Ed è proprio a causa di questa sua virtù, che l’industria ne fa spesso largo uso per rendere appetibile cibo di scarsa qualità. Ed è per questo motivo, e non perché in se faccia male, che sarebbe preferibile evitare l’acquisto di cibo contenente glutammato a favore di quello che non ne contiene!
L’uso in cucina, al contrario, sarebbe da promuovere, perché permetterebbe di ridurre la quantità di sodio che ingeriamo, insaporendo allo stesso tempo il cibo senza aggiunta di grassi e calorie.
Fatta questa doverosa precisazione, il mio intento è ora quello di mettere in guardia e fare un po’ di chiarezza riguardo l’uso di tutte quelle sostanze o additivi che, di fatto, danneggiano la nostra salute.
Potremmo innanzitutto dividerli in due gruppi:
1. il primo è quello delle sostanze provenienti da imballaggi, contenitori, bottiglie, scatolame;
2. il secondo invece raggruppa tutti gli additivi che vengono volontariamente aggiunti al cibo.
Non sono volutamente entrato nel merito di un’ulteriore categoria di sostanze dannose, quelle disciolte nell’acqua che beviamo, nell’aria che respiriamo o rilasciate da oggetti di uso comune che poco o nulla ha a che fare con la nostra alimentazione.
Circa 3 anni fa il WWF ha promosso una campagna di studio e sensibilizzazione su questo problema, e i dati emersi sono tutt’altro che confortanti.
I contenitori metallici quali lattine e scatolame, sono talvolta responsabili della contaminazione del cibo con svariati metalli pesanti nonché col bisfenolo-A, classificato come “interferente endocrino” e associato all’insorgenza di malformazioni, aborti e cancro.
Ma cosa significa “interferente endocrino”?
Significa che quella data sostanza è in grado di interferire sul funzionamento delle nostre ghiandole e cellule che secernono gli ormoni. Significa che può alterare e danneggiare la nostra risposta immunitaria, la nostra digestione, il nostro apparato riproduttivo!
Fanno parte di questo primo gruppo anche gli ftalati, che si trovano in pellicole per alimenti e contenitori in plastica (tra cui le sempre + utilizzate bottiglie in PVC): di queste sostanze non si conoscono con esattezza i rischi, ma si sospetta siano anch’essi degli interferenti endocrini.
Ed ancora, bisogna citare le sostanze aromatiche, alcune delle quali cancerogene, cedute dai contenitori utilizzati per scaldare i cibi nel forno a microonde, come diretta conseguenza del riscaldamento dei contenitori stessi a causa della vicinanza coi cibi caldi.
Se quest’ultimo infatti non è il diretto responsabile del riscaldamento di questi contenitori, conseguentemente all’inevitabile riscaldamento a cui vanno incontro a causa della vicinanza coi cibi caldi.
Passando alla seconda categoria, essa raggruppa tutte quelle sostanze che servono a rendere gradevole alla vista, economico, gustoso e conservabile il cibo raffinato, nonché quelle sostanze che facilitano e rendono più economici i processi di produzione
Fanno parte di questa grande famiglia i conservanti, che servono appunto a conservare i cibi, gli addensanti e gelificanti, che servono a rendere i prodotti di una consistenza gradevole, gli antiossidanti per evitare l’irrancidimento e di conseguenza che cambi il colore dell’alimento, gli edulcoranti o dolcificanti, gli acidificanti, gli esaltatori di sapidità, che rinforzano il sapore, gli stabilizzanti, che trattengono l’umidità, gli antiagglomeranti, per evitare grumi nel cibo, gli emulsionanti, per tenere uniti acqua e olii, i coloranti, per dare un colore “naturale”.
Tutte queste sostanze sono identificate da un numero a 3 cifre preceduto da una E e più precisamente:
• E100-E199 coloranti
• E200-E299 conservanti
• E300-E399 antiossidanti e regolatori di acidità
• E400-E499 addensanti, stabilizzanti e emulsionanti
• E500-E599 regolatori di acidità e anti-agglomeranti
• E600-E699 esaltatori di sapidità
• E900-E1999 vari
È importante sapere che queste sostanze sono quasi tutte tossiche o sospette; per quanto concerne perlopiù i coloranti e i conservanti inoltre, degli studi hanno dimostrato che essi sono direttamente coinvolti nei fenomeni di aggressività, scarsa attenzione, rendimento e capacità di concentrazione che coinvolgono un sempre maggior numero di bambini.
Accanto a tutti questi, ci sono poi, come già detto, tutte quelle sostanze chimiche che servono a facilitare o ad aumentare la produzione di cibo, primi fra tutti i pesticidi.
Ogni anno Legambiente pubblica il “Dossier pesticidi nel piatto”.
Vengono in pratica presi dei campioni di frutta, verdura e derivati e ne viene misurato il grado di contaminazione. Dal dossier 2009 sono emersi dei risultati molto simili a quelli del 2008, secondo cui la frutta, mele e agrumi in primis, resta sempre la categoria più inquinata; solo un frutto su due è privo di residui chimici.
In molti paesi l’uso dei pesticidi è ormai considerato una necessità per proteggere i raccolti, senza tenere in minima considerazione l’impatto ambientale e sull’uomo che questo provoca.
Molti pesticidi rimangono nell’ambiente per anni, contaminano non solo piante e animali, ma anche suolo e terra, per poi diffondersi nell’atmosfera e nell’intero pianeta. Oltre a non essere eco-sostenibile, l’uso sconsiderato di queste sostanze, è spesso, come sostenuto dalla FAO, economicamente svantaggioso, a causa del loro costo.
È ormai accertato, che i pesticidi sono la causa principale dell’elevata mortalità di interi alveari.
L’Ente europeo per la sicurezza alimentare (Efsa) ha dichiarato che nel 2007, nel nostro Paese, si è riscontrata una mortalità di api del 50%, contro una media annua del 15%. (fonte: Legambiente.it)
Per l’uomo, alcuni pesticidi sono classificati come interferenti endocrini, ma le conseguenze di una ripetuta esposizione a questi agenti possono coinvolgere anche il sistema nervoso, il sistema cardiovascolare, respiratorio; molti pesticidi inoltre sono cancerogeni e direttamente coinvolti nell’insorgenza di malattie quali obesità, cancro, diabete, riduzione della fertilità.
Particolarmente esposti a questi rischi i lavoratori che sono ogni giorno a stretto contatto con queste sostanze, le donne in gravidanza, che possono trasmetterle ai feti, i bambini, il cui organismo in via di sviluppo e particolarmente sensibile agli agenti tossici.
Questi effetti possono manifestarsi anche a distanza di anni.
Molte sostanze infatti non hanno conseguenze dirette e immediate sulla salute, ma non si conosce ancora l’effetto dell’esposizione cronica anche a basse dosi di cocktail di contaminanti attraverso la dieta, né si conoscono bene le conseguenze dell’interazione di sostanze diverse tra loro.
In questo quadro estremamente negativo, ci sono però anche delle buone notizie.
WWF, FAO, Legambiente si adoperano ogni anno per ridurre l’utilizzo di queste sostanze, tenendo conto del loro grado di pericolosità, attraverso studi e campagne informative.
La FAO in particolare “ricerca e sperimenta incessantemente metodi per ridurre la dipendenza degli agricoltori dai pesticidi. Meno pesticidi significa meno prodotti chimici tossici nell’ambiente, meno avvelenamenti accidentali e meno spese per il contadino.”
Questo attraverso la lotta biologica integrata, che sfrutta i nemici naturali degli insetti nocivi, e l’agricoltura biologica.
Nel 2006 WWF ha concluso uno studio, durato 10 anni, per evidenziare le conseguenze di un uso massiccio di queste sostanze e chiedere un aggiornamento per migliorare e razionalizzare il regolamento europeo in materia di sostanze chimiche (REACH), avvenuto poi nel 2007.
Fonti:
bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/04/25/ancora-sugli-additivi/, cibo360.it, encanta.it, wikipedia.it, labiolca.it, fao.org, legambiente.it
Complimenti Andrea per questo tuo bel post!
Ti ringrazio per aver inserito le tabelle con le sigle EXXX degli additivi, che come hai notato durante la diretta risulta complicato evidenziare per motivi di tempo…
Averli qui puoi essere utile anche per i futuri Allievi! 😉
Molto dettagliato il discorso della chimica nel piatto, credo che visualizzare come “interferenti endocrini” delle sostanze sia molto più utile per aumentare la consapevolezza collettiva sulla loro pericolosità rispetto a quanto non faccia il classico (e per certi versi ridondante) “fa male”…
Per il glutammato in effetti qualche tempo fa si era entrati nella spirale dell’Effetto Prestigiatore, considerandolo responsabile di chissà quali malefatte. Tuttavia sul sale di questo aminoacido restano delle perplessità, tant’è che una recente direttiva UE lo ha vietato nei prodotti destinati all’infanzia.
Credo che per seguire il tuo brillante consiglio per diminuire l’uso di sale da cucina si possano seguire le strade degli insaporitori vegetali bio senza glutammato. Il risultato è molto simile in termini di risparmio di sodio, e con qualche euro in più stiamo tranquilli…
Aspetto con curiosità la tua prossima fatica scrittoria! 🙂
Bell’articolo davvero: particolareggiato e professional 🙂
Interessante la descrizione degli additivi con relativa dicitura di identificazione.
Grazie!
🙂
Grazie ad entrambi, i vostri commenti ed il vostro gradimento rinnovano in me la voglai di dare il meglio! 😉
Riguardo agli insaporitori vegetali, ne ho trovati due in particolare di un noto marchio senza glutammato ne altre sostanze “dubbie”…purtroppo ad una rilettura degli ingredienti mi sono accorto che in uno dei due ci fossero grassi vegetali…ingrediente piuttosto generico che nn mi fa ben sperare…ma tutto sommato vista la quantità dichiarata (su 100 g meno di 0,1 g) poco male! 🙂