Proprio in questi giorni mi è capitato di scoprire l’esistenza di un cereale ancora poco conosciuto nelle nostre zone: il Teff.
Pur appartenendo ad una diversa famiglia botanica, il Teff mi ricorda particolarmente un altro “cereale” (in realtà pseudo cereale): l’amaranto.
Osservandolo e scoprendo qualcosa di più sul suo conto, l’associazione è presto fatta: in effetti lo ricorda sia nella forma – sono piccoli semi tondeggianti – sia nelle proprietà nutrizionali.
Il Teff è un cereale dall’ottimo profilo aminoacidico, ricco di minerali (calcio, ferro, fosforo, potassio, manganese), di carboidrati complessi, fibre, naturalmente privo di glutine ed ha un eccellente contenuto di vitamine del gruppo B.
Inoltre, grazie alle sue misure ridottissime, risulta utilizzabile solo in forma integrale conservando ogni sua proprietà! 😀
Il Teff (il suo nome botanico è Eragrostis tef) è un cereale appartenente alla famiglia delle Graminacee, ed è originario dell’Etiopia e dell’Eritrea.
Il suo significato in Amarico, rimanda alla parola “perdita”: è talmente piccolo che è facile perderlo dappertutto! 😀
Ma questa è anche la sua fortuna (e di chi lo coltiva): con pochissimi semi si può coltivare un intero campo.
Grazie probabilmente al clima delle zone di cui è autoctono, questo portentoso cereale è molto resistente al caldo, all’umidità e alla muffa.
Questa caratteristica permette al Teff di evitare un problema comune agli altri cereali integrali durante lo stoccaggio: lo sviluppo di micotossine, dannose per la salute.
Le sue proprietà nutrizionali sono note fin dall’antichità.
Chicchi di Teff sono stati trovati all’interno delle piramidi e pare che la nobiltà fosse solita consumare la varietà bianca, ritenuta la più pregiata (chissà poi perchè spesso, nel corso dei secoli, e tuttora, bianco è percepito come sinonimo di buono e prezioso, quando invece sappiamo che 4 tra i peggiori veleni alimentari sono bianchi!).
Solo in tempi recenti la varietà rossa, più aromatica e saporita, ha raggiunto maggiore popolarità, vedendosi riconosciute le sue eccellenti doti nutrizionali e di gusto.
Fino a poco tempo fa sembrava fosse introvabile per noi, ma ora si può acquistare la farina (ad esempio la puoi comprare on line qui: farina di Teff) e, un po’ più difficoltosamente, chicchi o fiocchi, anche se, sicuramente, sarà questione di poco perché i negozi di alimenti naturali o equo solidali si riforniscano. 🙂
Col Teff si possono preparare i pani tipici etiopi, le Injera.
L’Injera è un pane spugnoso e acidulo, dal sapore caratteristico, dovuto alla lenta fermentazione.
La ricetta è senza lievito perché la farina di teff “lievita” da sola, ma nelle ricette di Injera, alternative, dove sono utilizzate altre farine (data la scarsa reperibilità del Teff), si aggiunge il lievito secco oppure il bicarbonato.
Per preparare l’Injera si segue una procedura molto semplice e si utilizzano pochissimi ingredienti:
- 200 g di farina di Teff
- 600 ml di acqua
- Una presa di sale
L’ingrediente forse più importante, e che non si acquista, è il tempo di fermentazione (che tra l’altro genera ancora più vitamine! 😀 )
La pastella di acqua e farina va preparata due giorni prima e lasciata riposare per permettere alla farina di fermentare (si formeranno delle bolle nella preparazione!)
La consistenza della pastella è simile a quella delle crepes…
Dopo averla fatta riposare, si versa un mestolo di pastella in una padella riscaldata.
Si lascia cuocere per un minuto circa e quando si cominciano a vedere le bolle in superficie, si copre con un coperchio e si lascia proseguire la cottura per 3 minuti.
Et voilà!
l’Injera è pronta per accompagnare umidi e contorni di verdure!
Magari utilizzandola come cucchiaio, al modo tradizionale… aggiungendo al piacere del sapore, quello di mescolarsi con altre culture!
Buon appetito!
🙂
Dott.ssa Stefania Broglia
Consulente Nutrizionale
Gentile Dott.ssa Broglia,
la sua ricetta mi piace, e la vorrei fare in questi giorni. Mi chiedo solo, se nel momento in qui verso la pastella di teff in una pentola e lascio cuocere non deve essere anche girata come si fa con qualsiasi altra crepe, oppure basta coprire e coprire con un coperchio per cuocere per altri tre minuti?Io la ringrazio e la saluto cordialmente
Maria
Buongiorno Maria, l’Injera non va girata, ma se incontra più il suo gusto, può farlo senza problemi. D’altronde ogni ricetta viene personalizzata, facendola 🙂
Buon appetito e ci faccia sapere com’è andato l’esperimento 🙂