Stavo cercando di ascoltare un po’ di musica tramite Youtube quando un immancabile spot pubblicitario ha turbato la mia privacy. E fosse solo quello, era anche uno spot della spalmabile alle pseudo-nocciole.
E uno, e due e tre volte. Uffa, che noia! 🙁
Pare che questo spot abbia invaso la rete.
Ma è tutto inutile, anche se cerchi di non sentire, proprio prima degli Scorpions ti arriva diretta una frase che accende i tuoi neuroncini critici. E lasci correre, arrivano i Led Zeppelin, e subito prima, di nuovo quella frase…
“da oggi Nutella ha le etichette in dialetto!“
E dai, se ho voglia di Rock è ovvio che oggi sono sul combattivo. E tu insisti a provocarmi? 😉
E allora la domanda sorge spontanea, per una come me che con etichette intende “etichette nutrizionali”:..
“Come caspita si dirà olio di palma in tutti i dialetti regionali italiani?”
Ma con il termine etichette purtroppo non si intende l’etichetta nutrizionale, bensì una parola in dialetto al posto del marchio… Una parola che ammicchi, che prenda sulla simpatia, che sia amicona, che faccia dimenticare la realtà del prodotto.
Come sempre tanto fumo e niente arrosto.
Davvero si pensa la Ferrero che scrivendo sconclusionate e stereotipate frasi dialettali sui barattoli davanti, la gente dimentichi il contenuto della sua spalmabile che sta scritto dietro?
Purtroppo molti sì, spero ancora per poco.
Ma cerchiamo di fare qualche cosa.
Leggiamo insieme l’etichetta, così come indicato dal sito della Nutella.
Zucchero, olio di palma, nocciole (13%), cacao magro (7,4%), latte scremato in polvere (6,6%), siero di latte in polvere, emulsionante: lecitina (soia), vanillina.
Ricordo che gli ingredienti sono – per legge – sempre in ordine di quantità. Quindi lo zucchero è l’elemento più presente (c’è chi dice 50%), segue l’olio di palma (c’è chi sostiene 31%). Comunque la matematica non inganna: considerando che gli altri sono circa il 30%, zucchero e olio di palma insieme fanno il 70% degli ingredienti!
Non mi soffermerò sul fatto che nessun ingrediente è biologico né tanto meno equo e solidale. Ognuno faccia le riflessioni che desidera in merito. 👿
Io avrei solo 2 domande da fare.
Prima domanda.
1) perché non mi scrivi anche la percentuale dello zucchero e dell’olio di palma?
Hai paura che la gente si renda conto di quello che sta mangiando? O mi tiri fuori la scusa obsoleta della formula segreta (scusa che non sta in piedi dato che è pieno zeppo di imitazioni più o meno salutistiche della spalmabile…)
In mancanza di informazioni da parte dell’azienda, in rete c’è chi si è sbizzarrito a fare supposizioni…
Ecco un’immagine abbastanza plausibile con la lista degli ingredienti che parla da sola… Non è poi così appetibile da questa angolazione, vero?
Ricordo che lo zucchero è un veleno che induce dipendenza, diabete, stipsi, e tanti altri disturbi (ne abbiamo parlato nell’Ebook Dolce da Morire). E che questo prodotto per la maggior parte è zucchero.
E non solo.
Passiamo alla seconda domanda.
Si parla e si sparla tanto dell’Olio di Palma in questo ultimo periodo, dato che consorzi dolciari stanno investendo grandi somme per “riabilitare” agli occhi dei consumatori questo grasso onnipresente nell’alimentazione umana…
Sorvolando sulla deforestazione, sulla perdita di biodiversità, sull’appropriazione di foreste nelle aree più povere del mondo per farne piantagioni per produrre insulsi dolcetti per noi ricchi occidentali (mentre i locali muoiono di fame), sui consorzi a tutela di un uso sostenibile delle piantagioni (comunque non ancora biologico né equo e solidale…), sui danni che fa un grasso saturo alla salute…
C’è una cosa curiosa.
Fino a Gennaio 2015 non era necessario indicare il tipo di olio vegetale contenuto. E questa era la vecchia etichetta della Nutella…
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Come si vede c’è un’imprecisata dicitura “olio vegetale“! 🙁
Ma se l’olio di palma è tanto buono e salutare, tanto “autoctono” e in linea con la “tradizione dolciaria piemontese” (che si sa, di foreste tropicali ne ha a bizzeffe… !!!)
2) perché hai taciuto fino all’ultimo che l’olio vegetale nel prodotto fosse “olio di palma”?
Questi due quesiti da soli dovrebbero far riflettere.
Purtroppo un ingente investimento pubblicitario può riuscire ad obnubilare del tutto l’intelligenza delle persone, drogare le papille gustative, indurre a spese inutili e nocive.
Io conosco tanti altri modi per sollazzare il mio palato.
Modi più buoni e più giusti.
Perché ritengo che con il mio denaro abbia il dovere di “Votare” contro certi atteggiamenti irrispettosi verso i consumatori e il pianeta.
Purtroppo sono molti che ancora non leggono le etichette e non si interrogano minimamente su quello che comprano.
Sul costo reale di quello che mangiano, non solo per il loro portafoglio, ma per la loro salute, per quella dei loro cari, per la protezione dell’ambiente e degli animali.
Chissà che articoli come questo possano aiutare.
Pace, Amore e maggior consapevolezza!
🙂
Viviana Taccione
Coach & Trainer Autodifesa Alimentare