Siamo giunti alla conclusione anche di questa edizione del corso di Autodifesa Alimentare e sono sempre più convinta di aver intrapreso un cammino importante, per me e per gli altri.
Abbiamo deciso di essere consapevoli delle nostre scelte, questa è la differenza, perché tutti abbiamo a disposizione le informazioni per recuperare il nostro benessere (semplicemente: per imparare a nutrirsi bene, così da prevenire le malattie legate al cibo, controllare il peso, rigenerarsi dopo un intervento chirurgico, supportare il sistema immunitario durante una terapia invasiva, …) ma la maggior parte di noi non ha la volontà di metterle in pratica, come citato da Nuccia nel suo post.
E anche a me questo procura una grande sofferenza, soprattutto quando sono proprio le persone che amiamo a respingere con forza quanto cerchiamo di comunicare loro, a rifiutarci con il silenzio o talvolta con lo scherno.
Quindi predomina non l’ignoranza ma la volontà di ignorare, di nascondere a sé stessi certe verità.
Tutti sappiamo bene cosa mettiamo nel piatto, tutti siamo a conoscenza del business dell’industria alimentare e farmaceutica ma è molto più facile continuare a “fare lo struzzo” piuttosto che rinunciare alla comodità di un piatto già bello e pronto per il tuo bambino, piuttosto che spendere in sani integratori alimentari quello che si spreca in sigarette, tanto quanto è più semplice prendere una pastiglietta farmaco per spegnere un sintomo piuttosto che scoprire cosa l’ha causato e impegnarsi a risolvere il problema alla fonte.
Sarebbe bello se giorno dopo giorno, famiglia dopo famiglia, tutti cominciassimo quel “gioco di squadra” di cui si parlava proprio nell’ultima lezione di Autodifesa Alimentare.
Non è colpa dei bambini: imparano per imitazione, mangiano quello che vedono mangiare dai genitori e dal fratellino più grande, quindi è fondamentale che l’educazione alimentare parta proprio da loro, da chi deve essere di esempio per il piccolo (e non bisogna essere medici od esperti nutrizionisti per farlo e per insegnarlo!).
Difficile? Scomodo cambiare? Certamente! In ogni aspetto della propria vita qualsiasi cosa che “ci svegli”, che faccia vacillare le nostre certezze ci da fastidio, ecco perché si tende a negare l’evidenza piuttosto che lasciarci guidare a sperimentarne l’impatto su noi stessi.
Cominciamo da noi, che abbiamo avuto la fortuna e il coraggio di guardare oltre: continuiamo a cercare, scoprire, sperimentare e la differenza la faremo non con il vuoto nozionismo ma guidando con l’esempio.
Ania 🙂
Grazie Ania per la tua condivisione.
Leggo però troppo sofferenza, sai?
Un grande mentore diceva: “e chi sei tu, Dio?”
Facciamo il nostro massimo, ma con lievità e leggerezza, evitando di farci carico di tutti i mali del mondo e sopratutto delle scelte altrui.
Ad un certo punto non dipende più da noi. Non esistono “parole sbagliate” per le persone che sono pronte a cambiare, così come non esistono “parole giuste” per le persone che non vogliono cambiare.
Ci sono persone che magari devono sperimentare la sofferenza per motivi che noi non possiamo riuscire a capire. Magari proprio quello è il loro percorso per poter arrivare ad altro…
Facciamo quello che possiamo, con amore ed entusiasmo, sapendo che le nostre parole potranno aiutare qualcuno. Ed essendo felici, in pace e grati per questa piccola magia che siamo in grado di operare.
Ti abbraccio! 😀