Ognuno può contribuire a diminuire le emissioni: attenti alla provenienza Con una scelta oculata di ciò che ripone nel carrello della spesa, ogni famiglia italiana può tagliare i consumi di petrolio e ridurre le emissioni di gas a effetto serra di 2mila chilogrammi all’anno.
E’ quanto afferma la Coldiretti, che in occasione dell’Earth Day ha presentato il primo decalogo per consumi sostenibili dal punto di vista climatico ed ambientale.
gnuno può contribuire personalmente a raggiungere gli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto e a diminuire i consumi di energia, cominciando a fare una “spesa responsabile”.
Scegliere prodotti locali e di stagione, ridurre al minimo gli imballaggi, fare acquisti di gruppo, recarsi alla spesa riciclando le buste, ottimizzare il consumo di energia nella conservazione e nella preparazione dei cibi sono, insieme alla raccolta differenziata, alcuni dei comportamenti suggeriti dall’Organizzazione agricola nazionale.
Ogni pasto mediamente percorre quasi 2mila chilometri prima di giungere sulle tavole e la distribuzione commerciale dei prodotti alimentari con i lunghi trasporti e le inefficienze di natura logistica è tra le principali responsabili su scala globale dell’emissione di gas a effetto serra. Particolarmente in Italia, dove l’86% delle merci viaggia su strada con elevati sprechi di petrolio ed emissioni inquinanti anche per effetto della progressiva crescita di cibi importati dall’estero sulle tavole a seguito della globalizzazione e destagionalizzazione dei consumi.
E a trarre giovamento da una spesa che abbraccia la filosofia del “chilometro zero” non sarebbe solo l’ambiente: anche il portafoglio godrebbe benefici non irrilevanti, dal momento che i costi di trasporto e la logistica incidono del 30-35% sul prezzo delle merci.
Vino dall’Australia, prugne dal Cile, carne argentina, ad esempio, sono prodotti che per giungere sulle tavole italiane percorrono più di 10mila chilometri, con ingenti consumi di energia ed emissioni di anidride carbonica.
L’attenzione alle distanze è sicuramente un criterio importante per chi sceglie una spesa a basso impatto ambientale. Ma non è l’unico e, secondo un recente studio americano, cade addirittura in secondo piano rispetto al tipo di prodotto alimentare che si consuma.
Christopher Weber e Scott Matthews, della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, hanno infatti calcolato che il trasporto incide solo del 4% sul totale delle emissioni di gas serra negli Stati Uniti, mentre la produzione è responsabile dell’83% delle emissioni.
E il comparto agroalimentare meno ecologico sono gli allevamenti bovini, seguiti dall’industria casearia.
La ricerca ha stabilito che se un americano decidesse di rinunciare a un quarto delle 240 calorie che mediamente assume ogni giorno dalla carne rossa, sostituendole con carni bianche, cereali o verdura tale scelta avrebbe un impatto ambientale pari a quello di una spesa condotta totalmente in loco.
Tra i fattori responsabili dell’inquinamento degli allevamenti troviamo un inaspettato tipo di emissioni: i gas di digestione del bestiame. Mucche, vitelli e affini, infatti, emettono flatulenze di metano in quantità non indifferente. E il metano è un gas serra 23 volte più potente dell’anidride carbonica.
Fonte: Virgilio notizie – cibo ecosostenibile
Brava Ania, quando segnali un articolo di rassegna stampa però sarebbe sempre bene che tu lo commentassi un po’ prima. Non è che possiamo fare “cut & paste” selvaggio dalla rete! 😉
A stasera e grazie per questa interessantissima “pesca”. Possiamo davvero fare la differenza! 🙂
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