Cari compagni di viaggio, nella seconda lezione di Autodifesa Alimentare della scorsa settimana, Leonardo e Viviana hanno accennato al fatto che il nostro intestino si comporti come un cervello indipendente. 😯
Ebbene, niente è più vero di questo ed è oltremodo importante conoscere quanto le scoperte fatte in questo campo da illustri scienziati siano fondamentali per meglio comprendere la radice di molti nostri problemi emozionali, quindi non solo legati al malfunzionamento dell’organo stesso.
Quanto segue non ha la pretesa di essere esaustivo, anche perchè l’argomento è sicuramente conosciuto dalla maggior parte di voi e su internet si trova davvero un mondo su questo, ma per me è stato rivoluzionario sapere come l’approccio anatomico a una zona del nostro corpo considerata fino ad oggi secondaria, riveli, invece, dal punto di vista funzionale, una ricchezza ed una importanza senza pari nel deteminare il funzionamento di altre aree del nostro corpo e quanto possa modificare i nostri comportamenti sociali, i rapporti interpersonali e addirittura il nostro carattere. 😯
In breve, tutto nasce dalle scoperte del prof. Michael D. Gershon, dell’Istituto di Anatomia della Columbia University, che, per questi studi, viene considerato il padre di una nuova branca della medicina che è la neurogastroenterologia .
Nel suo libro “Il secondo cervello”, Gershon, rifacendosi a lavori precedenti, non essendo soddisfatto della distinzione classica tra Sistema Nervoso Centrale (SNC), a trasmissione fondamentalmente colinergica, e Sistema Nervoso Autonomo (o Vegetativo, SNA) , a trasmissione adrenergica, ha scoperto che possediamo un terzo sistema di controllo, forse più importante perchè condiziona i primi due, che è il Sistema Enterico, che ha come neurotrasmettitore (indovinate un pò!) la serotonina.
Infatti, diversamente da quanto si credeva, nel nostro corpo il 95% della serotonina, che è responsabile dei nostri stati d’animo e che erroneamente si pensa venire prodotta nel cervello, in realtà è prodotta nell’intestino!
Questo importante neurotrasmettitore è anche quello che è responsabile del riflesso della peristalsi, cioè di quella particolare contrazione ondulatoria delle anse intestinali, che spingono il cibo fino all’ano. Questo ci fa capire, in maniera incontrovertibile, quanto un problema in questa zona del corpo (ulcere, coliti, infiammazioni della mucosa, ecc.) possa condizionare il nostro stato di benessere psichico per un’alterata produzione di serotonina.
Il cervello addominale contiene circa 100 milioni di neuroni, più che nel midollo spinale e nel sistema nervoso periferico messi insieme. Il nostro cervello in testa, dunque, non ha bisogno di intervenire con l’attività di digestione, che è delegata all’altro cervello ed esistono solamente 4000 neuroni che li mettono in contatto!
Infatti, se vediamo un’analogia di forma tra i due cervelli, possiamo vedere come le anse intestinali siano simili alle circonvoluzioni cerebrali.
Se quindi il buon Dio (o chi ne fa le veci 😉 ) ha sentito la necessità di fornirci nella pancia un così numero consistente di neuroni, un motivo ci deve essere, e tutto questo è comprensibile se si pensa che l’evoluzione della vita è stata possibile solo grazie ad una indipendenza dei due sistemi.
Pensiamo all’uomo primitivo che doveva cacciare per procacciarsi il cibo: immaginate se il cervello centrale avesse dovuto pensare anche alla digestione mentre andava a caccia, il nostro povero cavernicolo avrebbe avuto energia sufficiente a muoversi tutto il giorno o sarebbe stato lucido nello scovare e catturare la preda?
Ma non è finita qui (anche se alcuni di voi già sono crollati!), il bello viene adesso.
Altri studi, che confermano tutto quello che abbiamo detto finora e che aggiungono altre importanti informazioni, sono quelli del Prof. Emeran Mayer, dell’Università della California. Mayer ha scoperto che una parte dei messaggi del cervello addominale arriva al sistema limbico (paleoncefalo), cioè il cervello emozionale.
E questo è straordinario se solo si pensa che il cervello addominale è in grado di produrre circa 40 neuromediatori (oltre alla serotonina) ed è quindi capace di lavorare in maniera autonoma inviando al nostro SNC molti più segnali di quanto ne riceva da esso, nell’ordine del 90%!!!
E questo è l’uovo di Colombo!!! 😀
Pensate alle espressioni “Ho le farfalle nello stomaco” oppure “Ho lo stomaco chiuso” in seguito a forti emozioni. Ecco spiegato il perchè di queste sensazioni dal punto di vista neurofisiologico. Ma non solo.
Pensate alle medicine. Ad esempio, poiché i farmaci antidepressivi aumentano i livelli di serotonina, c’è poco da meravigliarsi che medicine destinate a provocare cambiamenti chimici nella mente spesso provochino problemi gastrointestinali come effetto collaterale, e viceversa, farmaci che agiscono sulla mucosa intestinale comportino anche problemi a livello centrale.
La sindrome dell’intestino irritabile, può essere causata anche da un eccesso di serotonina nelle viscere; il 40% delle persone che soffre di questa patologia, infatti, in genere soffre anche di ansia e di depressione.
Quindi appare chiara l’interdipendenza delle due zone e la predominanza del cervello enterico rispetto a quello racchiuso dentro la nostra testolina.
Non vorrei appesantire il discorso, sicuramente molto più complesso, ma il messaggio che deve passare da questo blog è di una semplicità disarmante (e Viviana e Leonardo lo stanno diffondendo in maniera encomiabile):
” Noi siamo quello che mangiamo”.
Non è una novità, ma quando abbiamo il supporto della scienza che ci spiega perchè quello che è un’aforisma è in realtà una verità anatomica dimostrabile, dunque scientifica, abbiamo l’imperativo morale di amare noi stessi e diffondere questo amore a chi amiamo.
E questo amore si deve riflettere nel nutrirci meglio e in maniera più corretta proprio per contribuire al nostro benessere prima di tutto nella mente, più che nella ricerca della linea perfetta, perchè solo con una mente e un’animo libero saremo in gardo di non essere più schiavi, ma artefici del nostro destino.
Un abbraccio a tutti voi, sperando di avere fornito nozioni gradite in maniera comprensibile.
Grazie. 🙂