Le ferie sono agli sgoccioli, così come il tempo di valore che mi sono regalata…
Un tempo magico circondata dalle montagne e senza tecnologia…
Scrivo su un tablet, ma la mancanza di stimoli esterni dati dall’assenza di connessione rimanda al dialogo interno, alla metabolizzazione piena di questo percorso di consapevolezza alimentare.
Qui, circondata da malghe e pascoli, la tappa della tradizione nella strada del benessere è nella sua massima espressione.
Mi rendo conto del bisogno del passaggio ulteriore verso il cibo salutistico, ma abbandonare le convinzioni e le consuetudini è davvero impegnativo, soprattutto quando certe realtà sembrano incastonate perfettamente nella natura.
Anche se poi la notte passata a ribaltarmi nel letto dopo una cena “tradizionale” lascia la prova più evidente e convincente che il cibo “tipico” non sia certo quello più sano e digeribile! 🙂
E avendo visto un video su come lavorino latte e derivati… nessuno dei malgari protagonisti era proprio in forma smagliante! 😉
Posto che la forma fisica ormai la vedo come un piacevole effetto collaterale di scelte nutrizionali intelligenti ed efficienti, in un circolo virtuoso che si autoalimenta.
“IO POSSO SCEGLIERE COSA MANGIARE”…
Forse è questa piena assunzione di responsabilità l’aspetto che mi spaventa maggiormente, la sfida da raccogliere per iniziare un cambiamento migliorativo graduale e sistematico… come ancorare questa decisione per portarla con me alla fine della vacanza?
Una certezza: se chiedi le risposte arrivano sempre… poco dopo che prendevo questi appunti a circa 2.000 metri, durante un’escursione, ho avuto un’illuminazione…
Soffro di vertigini, credo a seguito di un’esperienza in montagna, che annovero tra i momenti più brutti della mia vita… in un percorso particolarmente esposto ho avuto un attacco di panico molto pericoloso.
In seguito a quella circostanza per me il trekking in montagna deve prevedere necessariamente itinerari studiati in totale assenza di esposizione critica… eventualmente il mio ragazzo scala la vetta e io lo aspetto “al sicuro”.
Questa volta il percorso era nuovo per entrambi, la cima era davvero davvero vicina, ma quando mi sono avvicinata all’ultimo “strappo” questo era uno strapiombo sul vuoto fatto di ripide scalinate di legno… vedere la croce poco sopra di me, ma sentire il panico fare capolino… via di corsa e lacrime e singhiozzi di ansia e frustrazione…
Ma – c’è per forza un “ma”! – sono una testona! Abbiamo saputo che c’era una strada alternativa per arrivare in cima… un’ora per fare un percorso tortuosissimo per giungere dove sarei potuta arrivare in cinque minuti…
Una volta a destinazione l’idea di rifare tutto quel percorso a ritroso mi dava così fastidio, mi faceva sentire così “menomata” che ho preso la decisione epocale di scendere per la terrificante via breve –e chi soffre di vertigini sa bene quanto scendere sia molto più difficile che salire!-…
Ho trovato una strategia efficace…
Ho iniziato a seguire il mio ragazzo tenendo una mano sulla sua spalla con gli occhi bassi inchiodati sui miei piedi… e un passo dopo l’altro sono arrivata alla sella in cui avevo avuto prima l’attacco di panico… le lacrime sono tornate… ma questa volta erano di pura soddisfazione e gioia… ce l’avevo fatta!!!!
Solo tornando a valle ho capito cosa avevo sperimentato…
Mi stavo chiedendo come trovare un nuovo modo di sperimentare la neonata consapevolezza alimentare per scardinare abitudini e consuetudini… e ho avuto la dimostrazione di come poter riuscire a trasformare una convinzione depotenziante “soffro sempre di vertigini, quel percorso non lo farò mai” nella più gratificante “per quanto mi spaventi c’è una strategia per ottenere il risultato che voglio, un passo alla volta”… ho tracciato la mia strada!
Per ogni problema c’è una soluzione…
… e ora la sfida di creare nuovi solchi neurali di AutodifesAlimentare è ufficialmente iniziata, un passo alla volta!