In un mio precedente articolo, commentando un volumetto di Anne La Roche de Rosa, “Il latte un alimento da evitare”, avevo brevemente riferito dell’inadeguatezza del latte vaccino (e, comunque, di provenienza animale) con relazione all’alimentazione umana e con particolare riguardo a quella dei bambini.
L’autrice, avvalendosi della propria esperienza nel campo della nutrizione (ricordiamo infatti che è una nutrizionista del CEHMN-Collège Européen d’Hygiène e de Médecine Naturelles), e dei risultati delle ricerche effettuate da validi e stimati professionisti in campo medico-prevenzionistico, ha cercato di dimostrare, con ricercata obiettività scientifica, che non solo tale alimento non è adatto alla nutrizione umana, ma che non risulta funzionale alla fisiologia del nostro corpo, sia esso in età neonatale-infantile-preadolescenziale che nel momento più in là della vita da adulti.
C’è riuscita? Forse sì o per lo meno il risultato può essere definito sufficientemente accettabile.
Mi permaneva comunque una grande curiosità al riguardo.
Per mia natura non sono portato a credere per fede a tutto quanto mi viene passato come verità assoluta; pertanto, intrigato quanto mai a volerne sapere di più sull’argomento e a capire su quali fondamenta, positivisticamente dimostrate e dimostrabili, si reggesse la tesi della nocività del latte e dei suoi derivati, mi sono messo a consultare una teoria infinita di siti Web, dedicati pro e contro quella; e attraverso la rete mi è venuto incontro un libro best-seller a cura di Claudio Corvino, esperto in macrobiotica, assolutamente non di parte nella formulazione delle proprie verità, almeno come credo si possa rilevare dal rigore scientifico con cui ha svolto la sua ricerca e dalla posizione prospettica tenuta dallo studioso che pone il suo punto d’osservazione al di fuori di ogni conveniente influenza.
Il libro in questione si intitola “Latte e Formaggio – Rischi e allergie per adulti e bambini” e lo consiglio a quanti come me sono piuttosto scettici su eventuali scelte di cambiamento delle proprie abitudini alimentari (ormai, purtroppo, forti di secoli di consolidate consuetudini storico-socio-ambientali).
In partenza anche questo prende le mosse dalla costatazione che il latte animale non è fatto per l’uomo e che tra tutti gli esseri appartenenti al Regno animale l’uomo rappresenta l’anomalia del sistema, in quanto continua a farne uso anche quando il suo consumo non ha più alcuna fondata ragion d’essere per la sua funzionalità biologica.
Tra l’altro rileva che l’introduzione di questo elemento nella propria alimentazione ha, per l’uomo, un’origine storica relativamente molto recente se rapportata ai circa 2 milioni di anni dalla comparsa dell’Homo come certificata dalla paleontologia umana: stiamo parlando di ‘appena’ 10-20000 anni.
Fino ad allora l’essere umano era vissuto e sopravvissuto nutrendosi solamente del cibo pronto che il mondo vegetale gli aveva generosamente offerto.
Questo deduttivamente vuol peraltro significare che il nostro corpo non aveva alcuna necessità di importare nutrienti dal latte animale, perché la natura, attraverso il mondo vegetale, aveva già provveduto a fornirgliene in abbondanza.
Inoltre adattazioni di tipo genetico a volte comportano tempi storici lunghissimi, forse addirittura ere (se si considera che normalmente avvengono in periodi di centinaia di migliaia di anni!), tant’è che il nostro organismo continua a ricevere con intolleranza l’alimento latte nel proprio circuito alimentare, non avendo ancora sviluppato al suo interno la catena metabolica necessaria per la sua assimilazione.
A seguire l’autore affronta i miti creati ad hoc, forse a volte inconsapevolmente, legati alle presunte bontà del latte vaccino, quali:
• Il suo alto contenuto di calcio ‘utile’ (?) a far raggiungere diariamente la dose di cui necessita il corpo umano o ad integrarne la relativa carenza; e ciò per ovviare al problema dell’osteoporosi (che chissà come mai nell’uomo pare si sia presentato giusto in concomitanza con la comparsa di questo alimento sulla sua tavola!).
Di fatto tutti i carnivori ricavano il calcio dagli animali predati e gli erbivori dal regno vegetale, ma nessun animale lo riceve dal latte; l’assimilazione del calcio avviene solo quando è in un rapporto 2:1 con il fosforo, mentre il latte animale non possiede questo rapporto e pertanto nell’uomo non può avvenirne l’assimilazione, anzi, giusto il contrario e, cioè, la sua sottrazione dagli organi in cui esso è principalmente presente.
Infine il fabbisogno di calcio decresce con l’età, per cui quello che non verrà assimilato rimarrà depositato nell’organismo, nelle arterie e nelle articolazioni, oppure verrà espulso attraverso gli organi escretori che finiranno per esaurirsi o ammalarsi.
La verità è che il calcio che ci viene dato naturalmente dagli alimenti, specialmente quelli di natura vegetale, sarebbe sufficiente al nostro fabbisogno se fosse mantenuto; ma, soprattutto a causa di elementi sottrattivi, quali appunto il latte, cibo estremamente acidificante per la cui alcalinizzazione è necessario prestare del proprio calcio contenuto nelle ossa, ne perdiamo costantemente una considerevole quantità a discapito della nostra struttura portante, lo scheletro. Ecco spiegata una concausa molto determinante nel propiziare l’insorgenza dell’osteoporosi.
• L’apporto proteico del latte e dei latticini, altro mito legato all’essenzialità di questo elemento per la nostra sopravvivenza, sicuramente vero per quanto riguarda la sua necessità, ma meno vero sulla presunta maggiore essenzialità per la produzione di forza ed energia.
Il fabbisogno di questo elemento nutritivo decresce dopo la fase di sviluppo corporeo, e il suo utilizzo quale fonte di energia è sicuramente marginale e viene seguendo quello prioritario dei carboidrati, principalmente deputati a tale scopo. L’apporto forzato di maggiori percentuali di proteine, specialmente di origine animale, costringe i reni ad un surplus stressante di lavoro che, alla lunga, li espone a problemi di funzionamento.
Nel corpo centrale del libro si riparla, in maniera sicuramente più dettagliata e con maggiore dovizia di riferimenti scientifici, della convenienza, ove possibile, dell’allattamento al seno non solo per la prevenzione di future carenze del sistema immunitario, ma anche, di conseguenza, per scongiurare il verificarsi di disturbi fisici e l’insorgenza delle principali malattie dell’infanzia (coliche e gas intestinali, insonnia, stitichezza, raffreddori, problemi gastro-intestinali, diarrea, dolori e coliche, appendicite, ernia, sclerosi multipla, artrite reumatoide, diabete, ecc.)
Per non parlare dei benefici effetti che ha sulla salute della mamma (molti studi hanno dimostrato che le donne che hanno allattato hanno meno rischi di avere il cancro prima della menopausa, e, se hanno allattato già in giovane età, meno rischio di cancro al seno; livello di colesterolo HDL ‘buono’ più alto, e minori probabilità di contrarre il diabete non insulino-dipendente a 50 o 60 anni).
Segue un’intervista al dott. Frank A. Oski, primario del Centro per bambini Johns Hopkins e direttore della Scuola di medicina, dipartimento di Pediatria, della Johns Hopkins University, autore del libro ‘Non bere il latte’, veramente molto molto interessante e illuminante sull’argomento.
La terza parte del volume è invece dedicata agli effetti deleteri dei latticini sulla salute umana: scioccante in special modo l’esposizione della loro pesante responsabilità nell’insorgenza dei tumori (al fegato, al cervello, al seno, alla prostata, delle leucemie), delle malattie di cuore e del sistema cardiocircolatorio (malattie coronariche e attacchi cardiaci, trombosi cerebrale, cuore polmonare, vene varicose, cuore iperattivo o troppo debole, cuore irregolare, colesterolo LDL alto, ecc.) e di vari disturbi (quali problemi intestinali-stichezza grave, flatulenza, dissenteria- carie dentali, cataratte, calcoli alla cistifellea, calcoli renali, asma, allergie alimentari, allergie cutanee, raffreddore da fieno).
In totale un libro interessantissimo e completo che si farà leggere tutto d’un fiato e vi regalerà tanta consapevolezza.
Ad ognuno di noi poi la scelta sull’opportunità di fermarsi a questo punto con l’uso del latte e dei latticini, o di optare preferibilmente sulla moderazione.
Personalmente io e la mia famiglia abbiamo ormai da tempo deciso di farne del tutto a meno, sostituendoli con il latte di soia o d’avena o di mandorla e con i relativi latticini prodotti.
I risultati sono stati sorprendenti anche perché, associando questa nuova abitudine alimentare ai consigli nutrizionali ricevuti nei corsi di Autodifesalimentare, si è creata una nuova sinergia migliorativa dello stile di vita che continua a contraddistinguerci. Inoltre vi posso assicurare che di quei prodotti non sentiamo assolutamente la mancanza!
A tutti i lettori del blog e ai colleghi Wellness Angels, un affettuoso saluto da Michele.
Bella recensione Michele, sicuramente é un libro che val la pena di leggere. Da parte mia non posso che concordare sulla nocività del latte vaccino e dei suoi derivati per esperienza personale, mentre in base ai miei studi universitari confermo che l’introduzione di questi alimenti é molto tardiva rispetto alla scala evolutiva umana e ciò significa che il nostro organismo non può essersi ancora adattato per la loro corretta assimilazione ( e non è detto che mai lo farà).