Ultimamente alcuni allevatori hanno iniziato a fare delle campagne di adozione a distanza per i loro animali. In pratica tu paghi una cifra, anticipata, annuale, e hai diritto al latte, al formaggio, alla lana, a volte anche all’animale macellato. 🙁
ADOZIONE mi sembra un termine davvero fuorviante e poco onesto se usato per una mucca, una pecora, una capra…
Io ho “adottato” una bambina a distanza, che frequenta la scuola in Bangladesh, ho “adottato” un orango orfano a causa delle deforestazioni selvagge per le piantagioni di olio di palma, e ho “adottato” 5 alberi da frutto di aziende agricole biologiche Italiane.
In realtà il termine più adatto, anche in questo caso, sarebbe “SOSTEGNO A DISTANZA“…
Comunque nessuna di queste adozioni prevede lo sfruttamento, l’inseminazione programmata e forzata, la separazione del cucciolo dalla madre (l’uccisione e vendita del cucciolo se maschio?), il prelievo del latte con macchine, e alla fine l’uccisione della madre per sostituirla con un’altra più produttiva.
La vera adozione si fa con i progetti tipo SANCTUARY, paghi per mantenere in vita un animale non produttivo, solitamente destinato al macello, perché vuoi proteggere l’animale e restituirgli la dignità che gli è stata tolta.
Con l’adozione di una mucca, capra, pecora, gallina, etc… invece si paga in anticipo del CIBO di derivazione ANIMALE
E dato che gli allevatori di bestiame già ricevono dei sussidi pagati con le nostre tasse (anche con le tasse di chi, come me, non mangia animali per motivi ambientali, umanitari, salutisti, animalisti…)
Non mi sembra giusto appropriarsi di un termine come ADOZIONE e nascondere il fatto che – alla fine – si tratta solo di una transazione commerciale.
Dunque, se l’alternativa è il cibo industriale della GDO, liberissimi di sostenere un allevamento locale, biologico, etc.. (se non vi preoccupa più di tanto l’ambiente, la salute, gli animali e non volete prendere in considerazione alternative meno dispendiose e decrescitose), ma, per favore, non chiamatela ADOZIONE.
Vediamo cosa dice Wikipedia sul significato dei termini adozione e sostegno a distanza…
“L’adozione è un istituto giuridico che permette a un soggetto detto adottante di trattare ufficialmente un altro soggetto detto adottato come figlio, il quale assume il cognome dell’adottante.”
“Per sostegno a distanza (SAD), anche impropriamente denominata adozione a distanza, si intende un atto di solidarietà che si concretizza in un contributo economico periodico con la quale associazioni, ONLUS e ONG provvedono alla sussistenza, frequenza scolastica, assistenza sanitaria o allo sviluppo economico di una persona o di un gruppo di persone.“
Chiamare ADOZIONE a distanza il pre-pagare del CIBO sembra un atto di AMORE, mentre qui di amore c’è molto poco (tranne l’amore per il cibo…) Pensa che c’è chi “adotta” la pecora e si fa mandare l’agnello scannato a Pasqua, alla faccia dell’adozione d’amore! 😉
E a chi mi dice che sostenendo piccole aziende locali si protegge l’economia locale, il territorio e si evita che deforestino… Beh, mi sembra un’argomentazione un po’ sforzata e fallace.
Come se mi dicessero: “o fanno un allevamento o un inceneritore, scegli.” 😉 Fortunatamente ci sono tante altre attività che si possono fare, che rispettano maggiormente l’ambiente, e che possono ripopolare le montagne.
Vuoi proteggere il bosco? Fai un allevamento di funghi shitake!
Ricapitolando…
Così come chiamiamo abbacchio un pezzo di carne per evitare di vedere la realtà, cioè un agnellino da latte trucidato… Chiamiamo adozione a distanza una pratica che prevede la sofferenza di un altro essere senziente, per evitare di ammettere che stiamo mercificando una vita.
Perché – checché dicano – non esiste un allevamento “etico”.
Ne esistono alcuni meno peggio di altri.
Ne esistono alcuni molto meno peggio di altri.
Ma non sono mai “etici“.
A te piacerebbe vivere in una situazione di costante vigilanza (con recinti più o meno spaziosi), non poter formare liberamente una famiglia, essere ingravidata e rasata periodicamente, avere un macchinario che ti sottrae il latte dalle mammelle tutti i giorni, e vederti sottratti tutti i tuoi figli appena nati?
Lo considereresti etico se lo facessero a te?
Non credo proprio.
Quindi, almeno, non ce la raccontiamo.
Non chiamatela Adozione! 🙁
AGGIORNAMENTO:
Sui Social, Antonella mi hanno segnalato LATTEAMORE che propone adozioni davvero etiche e intende aiutare i caseifici e gli allevatori a modificare la loro produzione per non macellare i cuccioli maschi né gli adulti improduttivi… https://www.latteamore.it/adozione
Un’iniziativa lodevole sulla carta ma, a mio parere, non sostenibile e non così etica come sembra. 🙁
La cosa migliore è smettere di far nascere cuccioli per produrre latte (e prendersi cura di quelli che già sono nati.)
Con il Sud del mondo che muore di fame, francamente non trovo etico mantenere un toro a 300 euro al mese (!!!) per continuare a mangiarsi la mozzarella etica della “sorella mucca”, né mantenere un capretto con 30 euro al mese, per continuare a mangiarsi la ricottina etica della “sorella capra”, quando con 25 euro al mese ho adottato a distanza una bambina del Bangladesh mandandola a scuola e aiutando la sua comunità.
Non credo troveranno mai il numero necessario di adozioni per sostenere questo progetto e continuare a produrre formaggi “etici”. Che poi etici non sarebbero se guardiamo il problema a livello globale. Siamo in piena CRISI CLIMATICA (http://www.ifeelgood.it/conto-alla-rovescia) e dobbiamo cambiare alimentazione, limitare drasticamente gli sprechi, rigenerare la terra. (Tralasciando del tutto il fatto che la maggior parte della caseina è tossica e cancerogena per i cuccioli di specie diverse, e quindi per l’essere umano, e anche questa è etica! 😉 )
Per non rinunciare al sapore del formaggio, esistono in commercio ottimi formaggi vegetali, che hanno una bassa impronta ecologica e sono etici davvero come quelli di Sayve (Vegran), di Pangea (Gondino) o al limite anche quelli di Violife.
Grazie comunque per la segnalazione! 😀