Sono stato un pò esitante ad accettare l’invito di Leonardo e Viviana a scrivere qualcosa sulla macrobiotica, avendone accennato più di una volta in miei precedenti commenti ed articoli, perchè è un tema su cui non è affatto facile dissertare anche per un esperto, tanto più per chi, come me, non si considera neanche tale.
Ho notato inoltre, nella mia pluridecennale esperienza, che il muro di incomprensione, di diffidenza e resistenza che separa questa affascinante dottrina dalle persone comuni, e forse ancor più da quelle che operano in ambito scientifico, invece di assottigliarsi sempre più, come sarebbe stato naturale aspettarsi, in tutti questi anni si è ispessito e irrobustito.
Sono certo infatti che su nessun altro argomento, come sulla macrobiotica, circolino così tanti pregiudizi e luoghi comuni duri a morire, ad alimentare i quali sicuramente contribuiscono in modo pesante la facilonerìa, la presunzione e l’ incompetenza di chi scrive su giornali, libri e rotocalchi, come pure la cattiva pubblicità che spesso gli stessi macrobiotici (o sedicenti tali) fanno loro malgrado, a causa di problemi di salute, a volte anche seri, che invece non ci si aspetterebbe di vedere.
Purtroppo il problema principale della macrobiotica è che non funziona in modo automatico, soltanto perchè si seguono certe direttive generali, e non è sempre facile e scontata la sua interpretazione.
Non è sempre facile capire qual è la scelta giusta da fare, perchè quello che è ideale per qualcuno può essere disastroso per un altro.
Del resto sappiamo che tutto è relativo, tutto cambia, come la stessa macrobiotica insegna, se si è compreso il principio dialettico che ne è alla base, e indovinate un pò qual è il motto che si sente ripetere spesso dai suoi insegnanti : “Non credo“.
Un “non credo” però critico, costruttivo, e non per partito preso. Un “non credo” che ha come significato quello di stimolare il neofita a non limitarsi a una passiva emulazione, ma a sperimentare con spirito critico in prima persona e ad accettare le verità che gli vengono rivelate solo dopo averle fatte proprie.
Insomma, per tornare alla considerazione che facevo in apertura, se dovessi sintetizzare il percorso del movimento macrobiotico (se di movimento si è mai potuto parlare) dagli anni ’70, quando ha avuto praticamente inizio, ad oggi, potrei raffigurarlo con una parabola discendente, di cui purtroppo ancora non riesco ad intravedere la fine.
La popolarità della macrobiotica e il fascino che esercitava su hippies e giovani “alternativi“, soprattutto quelli politicamente di sinistra, erano infatti sicuramente maggiori allora.
Ricordo poi che, sempre a quell’ epoca, si tenevano annualmente congressi europei e americani e agli inizi degli anni ’80 addirittura si favoleggiava di organizzare il primo Congresso Mondiale.
Inutile dire che un evento del genere non c’è mai stato, e , dal momento che non ho più avuto notizie, dubito fortemente della sopravvivenza fino ai giorni nostri degli stessi congressi europeo e americano.
E ancora oggi, ogni qual volta sui comuni media si parla di medicine e scelte alternative, la macrobiotica non viene mai neppure menzionata, mentre una volta era più facile che ciò accadesse.
L’ aspetto paradossale e frustrante di questa storia è che tutto questo è avvenuto proprio parallelamente all’ ampliamento delle conoscenze scientifiche, che hanno progressivamente confermato concetti e idee di cui la macrobiotica per prima aveva cominciato a parlare già cinquant’ anni fa.
Questa circostanza però non è mai stata notata da nessuno.
Sì, perchè se oggi la dieta mediterranea è la più conosciuta e celebrata in tutto il mondo, e diversi rappresentanti della cultura italiana ne hanno fatto il fiore all’ occhiello, ben pochi si rendono conto che quel che c’è di buono in questa dieta, la macrobiotica lo va dicendo già da molto tempo prima che divenisse di pubblico dominio, e con una precisione e cognizione di causa ben maggiori.
Aspettavo dunque da tempo l’ occasione giusta di poter dire la mia sulla macrobiotica, e così, cogliendo la palla al balzo, mi son deciso a farlo adesso, nel tentativo di fare un pò di luce su di un argomento sicuramente tra i più scottanti, controversi (e incompresi) in assoluto.
Prima di addentrarmi nella questione, però (cosa che per necessità devo rimandare alla prossima puntata, essendomi già dilungato abbastanza), è opportuno precisare subito di che cosa si sta parlando quando si discute di macrobiotica, visto che troppe persone in realtà non sanno neanche cosa essa sia di preciso.
Per macrobiotica si intende dunque, nell’ accezione comune del termine, uno stile di vita, o più propriamente un’ arte basata sulla conoscenza di quei princìpi universali che anticamente hanno ispirato le principali dottrine, tradizioni e culture mondiali (Taoismo e medicina orientale in particolare).
Princìpi che, è importante precisare, nel corso del secolo passato sono stati riscoperti, ristudiati, reinterpretandoli alla luce delle moderne conoscenze scientifiche, e riproposti in una forma nuova e sistematizzata dal filosofo giapponese (e non medico, come spesso viene indicato) George Ohsawa, e successivamente da alcuni suoi allievi diretti, che hanno ulteriormente approfondito e affinato il lavoro del loro maestro.
La prossima volta dunque vedremo un pò di che si tratta.
Michele Nardella
http://nardellamichele.blogspot.it/
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