“Latte biologico e latte tradizionale: nessuna differenza” titolano le riviste, web e non, in questi giorni…
Buuuh!!! 👿
E sapete chi ha pagato questa fantastica ricerca? La Monsanto, azienda numero uno al mondo per OGM.
E sapete cosa mangiano le mucche non allevate con sistemi tradizionali biologici?
Soia e Mais OGM.
Mi potrei fermare qui perchè il conflitto di interessi è talmente palese, e solo il titolo di questi articoli è così ingiusto che non ci sarebbe necessità di spiegare.
Ma non mi fermerò.
Perchè questa volta sono davvero davvero indignata.
Perchè credo che se uno scrive nel settore nutrizione dovrebbe essere più consapevole ed informato su certe cose e non aggiungere parole svolazzanti ad ogni ANSA che arriva sul tavolo. O quanto meno fare “Obiezione di Coscienza” alla Riunione di Redazione…
E l’articolo ha magistralmente in apertura usato la leva del risparmio gettando un’ombra sull’intero settore del biologico:
Ma il latte bio è davvero meglio di quello tradizionale? E, a parte il prezzo, vi sono differenze che ne giustificano la scelta?
Queste sono solo alcune delle domande che si sono posti gli scienziati della facoltà di veterinaria della Cornell University (Usa) e alle quali hanno cercato di dare una risposta analizzando i due tipi di latte.
Fermo restando che io non bevo latte nè mangio latticini, fermo restando che più volte ho scritto di quanto il latte sia un alimento non fisiologico per l’uomo, per lo meno il latte di mucca che è fisiologico per i vitelli.
Così come ogni latte è fisiologico per i cuccioli della sua specie ed ha messaggi ormonali specifici per i cuccioli via via che le settimane passano e ci si allontana dal giorno della nascita.
Ma questa è un’altra storia.
Qui parliamo di nutrizione. Secondo loro. 👿
Eh già perchè per la legge, in etichetta i valori nutrizionali comprendono solo quello che resta a prodotto finito.
Questo non implica il PUS, dato che il latte viene risanato con la pastorizzazione, pus che negli allevamenti intensivi è all’ordine del giorno dato che una vacca che in Natura produce 5 litri di latte al giorno che viene ciucciato docilmente dal suo vitellino, qui viene costretta a farne fino a 50 litri strappato via da mungitrici meccaniche.
E uno. Il pus. 🙁
Poi, non tiene conto degli ANTIBIOTICI.
Eh già perchè quando la mucca vive in enormi fabbriche per fare il latte, ingravidata continuamente (spesso solo da tori “meccanici”), per essere sempre in lattazione, non vede mai prati, fiumi e montagne… si ammala. E viene curata.
E non solo, le vengono dati anche gli ORMONI della crescita, così produce più latte.
E due, gli antibiotici, e tre, gli ormoni. 🙁
E poi, l’ADRENALINA.
Chi sarebbe contento, al posto delle mucca, nell’allevamento intensivo? Alzi pure la mano! 😕
Chi non avrebbe paura, terrore, per non potersi muovere liberamente? Alzi la mano! 😕
Chi non sentirebbe il dolore per vedersi strappati i propri cuccioli continuamente? Alzi la mano! 😕
E tutte queste cose – se addirittura si studia come reagiscono i cristalli di acqua alle diverse emozioni (digita su Google “Masaru Emoto”) – a detta degli esperti che hanno realizzato lo studio, foraggiati da Monsanto… “naturalmente non PASSANO nel latte“, no!
In ogni caso, stiamo parlando di uno studio che SOLO A LIVELLO NUTRIZIONALE (e abbiamo visto di parte) dice che il latte dell’allevamento intensivo è QUASI uguale a quello biologico.
E’ ovvio, sappiamo che la pastorizzazione oltre a batteri e microorganismi uccide gran parte dei micronutrienti e denatura parzialmente le proteine… però – se proprio vuoi mangiare latte – ci sono altre considerazioni che OGGI non possono più essere ignorata…
… e secondo me non è corretto impostare un articolo in modo tale che ad un’occhiata frettolosa di un lettore distratto resti l’idea che investire nel biologico sia inutile.
Io credo che tutto il resto non analizzato ad arte nello studio citato, giustifica senza alcun dubbio un prezzo un po’ più alto.
Quando poi – parlando in genere – non è il costo del biologico che è alto, è il costo dell’immondizia che ci vendono come non biologico che è basso. Perchè? Perchè non è cibo nutrizionalmente corretto.
E noi lo compriamo e non ce ne accorgiamo perchè le conseguenze non sono “immediate”.
No, si muore a rate, piano piano…
Innanzitutto morendo dentro, con cibo morto, pieno di sofferenza, in questo caso… con CIBO RUBATO. 👿
Prima di concludere un altro pezzettino dell’articolo. E perfavore leggere con attenzione l’ULTIMA RIGA dove gli autori probabilmente hanno voluto lanciare un monito ai lettori più attenti… (ma ahimé in quanti arrivano là sotto?).
A detta dei ricercatori in questo quadro di situazione è forse più importate valutare il profilo nutrizionale di una bevanda che non le pratiche di gestione della produzione. Se, per esempio, le vacche sono nutrite con supplementi alimentari che contengono acidi grassi omega-3 questo si riflette in un migliore profilo dei contenuti nutrienti e salutari del latte.
Lo studio è stato finanziato, tra gli altri, dal colosso internazionale biotech Monsanto.
Fonte: lastampa.it (lm&sdp) – 26/4/2010
Ma vogliamo per caso considerare l’impatto ambientale di un allevamento intensivo?
IMPATTO AMBIENTALE? E che cos’è, signori della Monsanto? Roba per ambientalisti fissati…
Ma l’impatto etico della sofferenza degli Animali?
IMPATTO ETICO? E che cos’è, signori della Monsanto? Roba per animalisti fissati…
Ma l’impatto sociale dei Mangimi OGM che non sono altro che cibo strappato al terzo mondo, semi terminator, sterili e sotto copyright, che si devono comprare ogni anno e che necessitano di diserbanti e concimi chimici specifici che solo l’azienda produttrice può venderti?
IMPATTO SOCIALE? E che cos’è, signori della Monsanto? Roba per deboli che vogliono salvare tutti, si sa che da Darwin in poi, qui vince il più forte.
O il più bugiardo?
ANCORA PER POCO!
🙂
Viviana Taccione
Wellness Angel Coach & Trainer
Ciao, seguo sempre il tuo blog, ma questa volta visto il tipo di notizia ho voluto andare a leggere la notizia originale e ho avuto una sorpresa! Leggendo l’articolo ho capito che in questo caso, secondo me, hai sbagliato a prendertela con i giornalisti i quali hanno solo riportato i fatti. Cioè hanno riportato quanto dichiarato dai ricercatori (ahimè finanziati dalla Monsanto). Certo, è molto più facile prendersela con qualcuno piuttosto che informarsi. E poi estrapolare alcuni brani di un articolo per giustificare le proprie argomentazione è ancora più facile. Non sono ovviamente d’accordo con questa ricerca per ovvi motivi, ma non sono altrettanto d’accordo a sparare a zero sui giornalisti che hanno riportato la ricerca di cui probabilmente neanche tu ne sapevi nulla. Leggete bene prima di parlare male, anche perché rischi di beccarti una querela. Poi, alla fine dell’articolo c’è proprio scritto che è stata finanziata dalla Monsanto e credo che i giornalisti l’abbiano riportato proprio per completezza d’informazione e perché ognuno tragga le sue conclusioni.
Quanto alla qualità del latte in genere, io penso che se il latte è lavorato, pastorizzato, etc. anche se è bio i valori nutrizionali e le potenziali sostanze nutritive vadano a farsi benedire, quindi in questo caso, dal punto di vista prettamente nutrizionale è probabile che bio e tradizionale siano in effetti uguali. Tutt’altra cosa ovviamente è il discorso degli allevamenti intensivi, degli antibiotici e tutto il resto… che fanno preferire il latte bio o ricavato nel rispetto dell’animale.
Se posso permettermi un consiglio, io abbasserei un po’ i toni del post e riporterei i fatti come realmente sono.
Ciao e complimenti per il blog.
Ciao Piero,
ti ringrazio del consiglio… in effetti ieri ero un po’ irritata. Ma non ne vale la pena, hai ragione.
Ho addolcito i termini.
Però ci tengo a precisare che non sono completamente d’accordo quando sostieni che i media fanno il loro lavoro riportando notizie così come arrivano. Altrimenti non si porrebbe la questione della manipolazione dei media. 😕
Nel momento in cui quello che io scrivo (o che riporto condividendolo da una cassa di risonanza potente), crea disinformazione, danneggia un settore, danneggia in ultima istanza il consumatore… dovrei pensarci attentamente.
In quanti credi che sappiano chi è Monsanto? Buttare lì in fine articolo quella parola è certamente utile per quei pochi che sanno cogliere le implicazioni…
Comunque ognuno porta il peso delle sue scelte… ed è per questo che mi sono rifiutata di scrivere per testate che mi avrebbero imposto più o meno tacitamente la loro linea editoriale.
Qualcuno la chiama libertà!
Ti ringrazio ancora, continua a seguirci e passa una meravigliosa giornata! 😀
credo che ancora una volta siamo davanti ad un esempio di manipolazione delle informazioni, in cui un dato inconfutabile (i principi nutrizionali standard, cioè grassi, vitamine, calorie, ecc. ecc. sono gli stessi) viene strumentalizzato per fare di tutta l’erba un fascio (non c’è differenza tra bilogico e intensivo).
e questa secondo me è proprio malafede, il che è molto più grave dell’ignoranza!!!