Ciao a tutti, vorrei soffermarmi sull’importanza dell’integrazione di macro e micronutrienti essenziali per compensare carenze alimentari, riattivare e mantenere l’equilibrio funzionale dell’organismo.
Si definiscono genericamente essenziali quelle sostanze indispensabili per la vita che l’organismo non può adeguatamente sintetizzare, e quindi devono essere contenute nella razione alimentare.
“ Dei tuoi alimenti farai una medicina ”. 😀
Quest’affermazione d’Ippocrate, viene riscoperta negli anni sessanta in California, con la nascita della Nutriterapia, disciplina scientifica che si fonda sull’evidenza clinica che l’apporto quotidiano di macro e micronutrienti essenziali è indispensabile per il mantenimento dello stato di salute.
Con l’utilizzo di scelte alimentari appropriate, e somministrazioni di nutrienti adatti a compensare carenze o aumentate richieste, la nutriterapia si pone gli obiettivi di garantire prestazioni psico-fisiche ottimali, prolungare la durata della vita, prevenire le malattie.
Sul finire degli anni settanta una discreta mole di lavori scientifici evidenziava il valore della Nutriterapia:
- La Nationwide Food Consumption Survey negli Stati Uniti
- Lo Studio Heidelberg Nutrition and Health in Germania
- L’Esvitaf e L’Enquete du Val de Marne in Francia
- Lo Studio Carences en Vitamines et Mineraux in Canada
- The Dietary and Nutrizional Survey of British adults in Inghilterra
offrivano risultati convergenti e dimostravano l’insufficiente apporto di nutrienti con la dieta, sia per la reale difficoltà di reperire sul mercato alimenti sani e genuini, che per inadeguati procedimenti di preparazione e di cottura, ma verosimilmente, soprattutto, per il lento e progressivo depauperamento degli alimenti in nutrienti essenziali (complice l’inquinamento ambientale).
Questi dati, hanno indotto gli autori della Dichiarazione di Saas Fee del 1992 a richiedere ai governi e alla comunità medica di informare la popolazione con gli strumenti più efficaci, sull’importanza degli aminoacidi essenziali, degli antiossidanti o anti radicali liberi, dei minerali, delle vitamine e degli acidi grassi poliinsaturi nella prevenzione delle malattie.
E’ infatti ormai consolidato patrimonio scientifico che questi fattori, se presenti contemporaneamente in congrue concentrazioni, svolgono indispensabili attività biochimiche coenzimatiche, intervengono nella formazione e nel rinnovo di tessuti (osso, connettivo, midollo emopoietico), sono presenti nella struttura di molecole come l’emoglobina (ferro), l’insulina (zinco), nelle secrezioni di neurotrasmettitori ed ormoni, nelle strutture neuronali, nell’espressione di geni, modulano la fluidità delle membrane biologiche, la risposta infiammatoria e l’aggregazione piastrinica, ed in fine, garantiscono l’integrità funzionale del sistema immunitario.
Per contro è altrettanto noto che situazioni quali la gravidanza, lo sviluppo, l’attività sportiva, il tabagismo, lo stress, il consumo eccessivo di caffè, alcool, o farmaci, determinano un aumento delle richieste dei suddetti fattori.
La necessità d’integrazione della dieta è anche sancita dalla Food and Drug Administration con varie campagne educazionali, quali l’invio ad ogni donna fertile di una lettera in cui si raccomanda l’assunzione d’acido folico per ridurre il rischio di malformazioni del tubo neurale nel neonato o l’autorizzazione ai fruttivendoli a pubblicizzare che
“ il consumo di frutta e verdura riduce il rischio di tumori e patologie coronariche ”.
Spesso le carenze nutrizionali si manifestano con alcuni segnali che si tende a sottovalutare perché aspecifici: astenia, calo della capacità di concentrazione, della memoria, e della libido, disturbi del sonno, facilità alle infezioni, secchezza e precoce invecchiamento cutaneo, perdita di capelli. 😕
E’ quindi razionale sospettare che questi segni esprimano un più generale coinvolgimento dell’organismo e delle sue capacità di difesa, e se non corretti precocemente con adeguate supplementazioni, conducano ad un maggior rischio di patologie degenerative e metaboliche.
Lo Studio Monica, promosso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, al fine di raccogliere dati sulla mortalità cardiovascolare in dodici popolazioni europee normocolesterolemiche, ha dimostrato che il dosaggio della vitamina E lipidistandardizzata permetteva una previsione di morte per infarto, nel 73% dei casi, e che tale previsione arrivava all’87% se si valutava anche il tasso di vitamina C (bassi tassi delle due vitamine sono correlati con più alta probabilità di morte per infarto del miocardio).
In occasione di un recente congresso internazionale sugli acidi grassi poliinsaturi a Barcellona sono stati presentati dei dati clinici di bambini con una carenza di queste sostanze nella dieta: disturbi visivi, patologie dermatologiche, diatesi allergiche, neuropatie periferiche, alterazioni della crescita, funzione cognitiva e sviluppo cerebrale rallentati.
Un altro studio ha coinvolto pazienti con artrite reumatoide trattati con poliinsaturi: dieci capsule da 171 milligrammi di acido eicosapentoenoico più 114 milligrammi di DHA ( acido docoesapentoenoico a 22 atomi di carbonio di tipo omega-3) hanno indotto un miglioramento della sintomatologia, evidente e protratto per quindici mesi, e hanno reso possibile la riduzione di farmaci specifici; inoltre 130 mg./kg. di una miscela di omega-3, si sono dimostrati efficaci nel ridurre i livelli di interleuchina-1 beta, la progressione e i sintomi della malattia.
E studi sempre più copiosi suggeriscono che patologie refrattarie ai comuni trattamenti, come l’insufficienza cardiaca, alcune epilessie, alcune forme asmatiche, tutte le broncopneumopatie croniche, le anoressie, le bulimie, la micosi fungoide, la psoriasi, la porpora trombocitopenica idiopatica, risentono favorevolmente della somministrazione di macro e micronutrienti essenziali, che funzionano attivando la risposta terapeutica e spesso, se l’assunzione è protratta indefinitamente, favorendo la risoluzione completa e duratura della malattia.
In generale si può dunque ipotizzare che la nutriterapia consenta la riattivazione ed il potenziamento dei sistemi di difesa e di recupero. E’ ovvio per esempio intuirne l’estrema utilità nelle ustioni, nei traumi, nelle convalescenze dopo interventi chirurgici, nella radio e nella chemioterapia.