Nell’ ultimo post avevo parlato di quanto i pregiudizi e le abitudini influiscano sulla propria capacità di prendere le decisioni giuste, nell’ intraprendere una strada che ci porti al superamento della nostra condizione di malati cronici e alla nostra crescita personale.
E’ questo, però, un punto cruciale che non si può eludere, scavalcare, pena il ritrovarsi impantanati nei problemi di sempre e sprofondare sempre di più…
Perchè nell’universo nulla è statico, tutto è in incessante trasformazione, perciò se non si sta facendo nulla per migliorarsi, significa che la direzione che abbiamo preso, deliberatamente o inconsapevolmente, è quella del peggioramento. E il ritrovarsi in situazioni più gravi e più difficili, in questi casi, è solo una questione di tempo.
Trovare le motivazioni per questo passo così importante e mettere in atto tutte le strategìe necessarie per liberarsi da ogni condizionamento precedente è dunque fondamentale, e se tutto ciò riesce arduo per l’ individuo medio, la questione si fa particolarmente delicata e difficile quando si tratta di soggetti ancora molto lontani dall’ età adulta.
Molti genitori, di quelli più consapevoli e sensibili all’ importanza di far assimilare certe buone abitudini ai propri figli, avvertendo tutto il peso della propria responsabilità, si sentono quindi molto spesso a disagio e impotenti nell’ assolvere al loro compito di educatori.
Ed è effettivamente difficile, soprattutto perchè non c’è un segreto, una formula precisa da rivelare e da mettere pedissequamente in atto, perchè il successo in questo campo è sempre il risultato di molti fattori in delicato equilibrio, alcuni anche difficilmente definibili, che tuttavia adesso proverò ad analizzare.
Una cosa da mettere subito in chiaro è che è semplicemente donchisciottesco pensare di poter inculcare i princìpi di una corretta alimentazione a bambini o adolescenti se i relativi genitori non li mettono in pratica a loro volta.
E siccome in più di nove casi su dieci sono proprio questi ultimi ad aver urgente bisogno di prendere ripetizioni e “mettersi sulla retta via”, dato che col loro esempio non fanno che incoraggiare proprio quelle cattive abitudini che si vorrebbero correggere, non c’è da meravigliarsi che l’ impresa si riveli di fatto un’ utopìa, e tutto ciò che si dice in TV o sui giornali su come educare i piccoli a sane abitudini è soltanto aria fritta, oltre che di una superficialità e di una banalità disarmanti.
Dato per scontato che le imposizioni sono del tutto fallimentari, oltre che illegittime, in quanto si rivelano il sistema migliore per innescare una reazione di rigetto, soprattutto trattandosi di individui che, per la loro giovanissima età, si sentiranno maggiormente tentati a provare proprio quelle cose a loro proibite, anche solo per la semplice curiosità di conoscerle, se non le hanno mai provate, è dunque fondamentale impostare tutta la nostra strategìa sul tipo di rapporto che si dovrà instaurare fra genitori e figli.
E’ solo in un contesto di dialogo, di confidenza, di fiducia, e cioè di amore che si può trasmettere qualcosa, e ciò può avvenire soltanto a due condizioni, e cioè che i genitori stessi siano convinti a loro volta di ciò che fanno (attenzione quindi a non barare, perchè i piccoli capiscono se il proprio genitore mangia qualcosa solo per cercare di convincerli a imitarlo), e che ci sia un’ ottima capacità comunicativa tra le due parti.
Su quest’ ultimo punto potrà rivelarsi utile la PNL (Programmazione Neuro Linguistica), che ottimizzerà appunto la comunicazione e il rapporto fra genitori e figli, favorendo così una vita più equilibrata e soddisfacente.
Questo (cosa da non sottovalutare) porterà probabilmente un ulteriore vantaggio, perchè sarà più facile ridurre l’ esposizione dei piccoli alla cattiva maestra TV, la quale, come sappiamo, sembra fare di tutto per vanificare gli sforzi anche del genitore più beneintenzionato.
Imparare l’ arte della cucina, facendo sì che il proprio menù sia sempre ricco di proposte nuove e stimolanti, è sicuramente il modo migliore per suscitare curiosità, interesse e apprezzamento, e rappresenta pertanto un buon esempio di comunicazione efficace.
Bisogna comunque avere già le idee chiare di che cosa si vuole trasmettere, e a questo punto è opportuno sapere che le esigenze di un bambino sono notevolmente diverse da quelle di un adulto, e la dieta destinata al primo dovrà essere comprensibilmente più elastica e variata.
Una dieta rigida, oltre che inadatta , sarà infatti più facilmente rifiutata.
Bisogna essere realisti e fare in modo, prima di tutto, di assicurare una dieta quotidiana che sia basata il più possibile su cibi sani (intendendo tutto ciò che può significare questo termine), il che vuol dire escludere dall’ uso abituale almeno le cose peggiori che contraddistinguono il modello alimentare moderno, cioè zucchero in tutte le sue forme, bevande industriali, cibi pieni di grassi ( soprattutto se idrogenati ) e altro cibo-spazzatura. Insomma tutto ciò che c’è di artificiale e che non appartiene a nessuna tradizione o cultura alimentare.
Le occasioni sociali per venirne tentati non mancano di certo, perciò, almeno quando i vostri pargoli sono a casa, sarà opportuno puntare sull’ essenzialità e cercare di fargliela apprezzare il più possibile.
Si dovrà tener presente poi che un bambino (sempre rispetto ad un adulto) avrà più bisogno di frutta e dessert (sempre naturali, ovviamente) e di meno cereali (che dovranno essere non tutti integrali, ma in parte semi-integrali e preparati spesso in crema) e potrà consumare più cibo animale, purchè a lui adatto e di qualità biologica.
A tal proposito è bene sapere che il bambino non si sente spontaneamente attratto dalla carne, specie se rossa, che invece gliela si impone fin dalla più tenera età sotto forma di omogeneizzati.
Il bambino infatti è yang (piccolo e dotato del massimo potenziale vitale) e quindi ha ben poco bisogno e interesse per ciò che ha caratteristiche spiccatamente yang, come appunto la carne e, ancora di più, il sale.
Quest’ ultimo infatti andrebbe del tutto evitato nei primi anni di vita, per poi essere introdotto successivamente con molta gradualità.
Se invece gli si propina carne e altro cibo animale, assieme al sale, allo zucchero e ad altro cibo e bevande–spazzatura, come di regola si fa, si porranno inevitabilmente le condizioni per tutti i problemi possibili e immaginabili, che saranno evidenti però generalmente solo molti anni dopo.
Non solo, ma la dipendenza per zucchero e bevande industriali (estremo yin) sarà tanto più facile ad instaurarsi, quanto più difficile da abbandonare in seguito, proprio per la presenza della carne e del sale (estremo yang).
In un organismo in crescita poi, i meccanismi biologici che vengono sollecitati dai cibi consumati condizioneranno profondamente l’ individuo, e diventerà sempre più difficile correggerli da parte dei genitori, anche perchè, quando diventa più grande, nella fase adolescenziale, il giovane è già alla ricerca di una sua identità e di una maggiore indipendenza, per cui tenderà più facilmente a rifiutare consigli e imposizioni.
Insomma, quanto più precocemente si somministrano certi cibi, tanto più profonda si rivelerà la loro influenza sul loro sviluppo futuro.
Ricerche scientifiche hanno messo in evidenza che perfino il cibo consumato dalla madre durante la gravidanza e l’ allattamento influenza i gusti e le preferenze del nascituro e del neonato, se viene allattato al seno.
Il cibo con cui il bambino viene indirettamente a contatto in quel periodo influisce infatti così profondamente che da lì in poi egli lo riconoscerà più facilmente come a lui più familiare e gradito.
I genitori, e la madre in particolare, hanno dunque una grande responsabilità nel mettere le basi per il futuro dei loro figli. Una responsabilità sicuramente più grande di quanto comunemente si pensi.
Michele Nardella
http://nardellamichele.blogspot.it/