Diversamente dall’articolo introduttivo, in cui mi lasciavo andare a considerazioni di carattere generale, a proposito del sostanziale fallimento del messaggio macrobiotico nella nostra società, in questo, che ne è la diretta prosecuzione, entrerò subito nel merito dell’ argomento, affrontando quei contenuti che ritengo meritino particolare attenzione.
Sorvolando su certe ridicole idiozìe che mi tocca talvolta leggere da parte di chi è evidentemente più interessato ad esercitare quello che sembra lo sport preferito di molta gente, e cioè parlare a vanvera, invece che a fare informazione vera (è proprio di questi giorni il mio commento sul mio blog, ad un articolo ad altissima densità di sciocchezze), devo dire infatti che molto raramente mi è capitato di notare una presentazione della macrobiotica che andasse al di là di una semplice descrizione formale (magari, cosa non rara, anche infarcita di inesattezze), di un qualcosa da relegare nelle curiosità folkloristiche o nelle tendenze di moda, e che invece cogliesse nel segno, che fosse davvero efficace a trasmettere il vero significato di questo approccio, scambiato sempre per mera filosofìa o, peggio, una moda.
Il termine “filosofìa” poi non mi è mai piaciuto, perchè nella sua comune accezione si intende qualcosa di astratto, campato in aria, non dimostrabile in modo rigoroso e oggettivo, e che quindi lascia il tempo che trova. Insomma, niente più che un’ opinione. Questo non calza per niente nel caso della macrobiotica, e vedremo presto perchè.
Chi ha già letto i miei articoli sul mio blog, in particolare quelli della serie “Energy Training”, avrà probabilmente già familiarità con certi concetti, come “visione olistica della realtà” o “approccio olistico“, e sono proprio questi che dobbiamo chiamare in causa se vogliamo affrontare in modo serio il discorso sulla macrobiotica.
Essi ne sono il nòcciolo, ed è necessario affrontarli per le loro implicazioni nel campo della scienza.
Chi non è un “addetto ai lavori”, infatti, non si rende conto di quale sia la situazione venutasi a creare in tale ambito, per le incongruenze e la confusione che vi regnano, dietro la sua facciata opportunamente dorata da chi vuol far credere che la storia della scienza sia costellata solo da successi e progressi. Spesso essi sono infatti risultato di un brancolare nel buio, di andare per tentativi dopo aver prodotto tanti e tanti fallimenti, e la sensazione generale, anche fra la gente comune, che la scienza possa dimostrare tutto e, con altrettanta facilità, anche il suo contrario, è sempre più diffusa.
Ciò risulta evidente proprio nelle scienze cosiddette “non esatte” (il che già dice tutto), cioè le scienze della vita, che si contrappongono a matematica e fisica, alle scienze definite, appunto, “esatte” in quanto astratte.
Sì, perchè nell’ ambito delle bio-scienze i dati scientifici (e cioè oggettivi e dimostrabili) ottenuti dallo studio di un qualsiasi oggetto, sono solo una parte dell’ enorme quantità di fattori in gioco, che comprendono anche quelli imponderabili o non facilmente accessibili alle metodologìe scientifiche, e le varie teorìe da essi elaborate in realtà non sono altro che interpretazioni, non prive di una certa approssimazione, del fenomeno osservato. Interpretazioni, dunque, basate su elementi oggettivi, ma pur sempre interpretazioni, e quindi sostanzialmente congetture.
Questo significa che spesso ciò a cui si attribuisce un valore assoluto in realtà non ha fondamento certo, oppure è vero solo in certe condizioni, e spiega come mai su tanti argomenti esistano varie teorìe e opinioni diverse, che non avrebbero ragione di essere in virtù del tanto vantato rigore scientifico.
Lo stesso concetto di scienza, che si dà sempre per scontato, in realtà ha significato cose diverse nel corso del tempo. E se nell’ Ottocento, con lo studio dei fenomeni elettromagnetici, Maxwell e Faraday hanno dovuto constatare che i postulati della meccanica newtoniana, con cui si identificava il metodo scientifico, andavano stretti alle nuove scoperte scientifiche, ai primi del Novecento, la teorìa della relatività e la meccanica quantistica apportarono ulteriori e più rivoluzionari mutamenti al paradigma della scienza.
Tutto ciò è stato materia di argomentazioni ineccepibili per il noto fisico nucleare Fritjof Capra nella sua serie di saggi di filosofìa della scienza tradotti in numerose lingue, in cui dimostra i limiti intrinseci di ciò che si intende oggi per metodo scientifico, proprio con quel rigore che in esso si pretende e si ritrova, in quanto (e questo è il fatto più eclatante) egli si basa sulla visione della realtà che scaturisce dalle scoperte delle fisica più avanzata, che coincide sorprendentemente con quella delle più antiche concezioni e dottrine esoteriche patrimonio dell’ umanità.
Animate da uno spirito intuitivo, queste ultime sono finalizzate a cogliere l’unità e il significato del fenomeno, attraverso la sua visione sintetica e non i suoi singoli elementi, i particolari slegati dal loro contesto, che sono oggetto di studio della scienza.
Egli sostiene la natura intrinsecamente dinamica di ogni cosa, il continuo mutare (il principio di impermanenza, come ci ricorda il buddismo), la mutua interrelazione di tutti i fenomeni (oggetti ed eventi) e quindi la fondamentale indissolubilità di ogni entità, di ogni essere animato o inanimato dal suo contesto, potendo esso esistere solo in funzione del “tutto” che lo contiene.
Questa complessa interrelazione fra oggetti o fenomeni diversi, però, non può essere compresa nel contesto analitico e riduttivo della scienza come è stata intesa finora, che ha pertanto bisogno urgente di essere integrata con concetti e princìpi propri delle suddette discipline.
I princìpi alla base della medicina cinese ne sono un significativo esempio, come pure quelli dell’ ayurveda e ( per tornare al nostro discorso, dopo questa lunga digressione) della macrobiotica.
Essi non sono fantasìe o superstizioni, come verrebbero liquidate dal “Piero Angela” di turno, bensì, in virtù delle considerazioni appena fatte, un modo complementare a quello della scienza di osservare, interpretare e classificare la realtà fenomenica, che pertanto ha pari dignità .
“Contraria sunt complementa” (gli opposti sono complementari) fu il motto che l’ eminente fisico danese Niels Bohr fece incidere assieme all’ ormai ben noto emblema taoista dello yin e yang nel suo stemma nobiliare, in riconoscimento dell’ antica saggezza orientale, pienamente confermata da quegli studi che egli stesso aveva contribuito a portare avanti.
Razionalità ed intuizione, dunque, sono elementi ugualmente importanti nel processo della conoscenza, mentre la scienza si è sviluppata esclusivamente in direzione della prima.
Per ora è tutto, e se mi sono dilungato più del solito è perchè tutte queste considerazioni, generalmente trascurate, sono a mio avviso di importanza fondamentale, in quanto costituiscono la premessa che offre la giusta prospettiva per poter capire e valutare la macrobiotica.
Alla prossima puntata dunque, il viaggio continua …
Michele Nardella
http://nardellamichele.blogspot.it/
Pingback: AutodifesAlimentare.it » All’esplorazione del pianeta macrobiotica