Come annunciato nel mio ultimo report, ecco il testo della mail da me inviata al “Corriere” a commento di un articolo sul deludente summit svoltosi lo scorso dicembre nella capitale danese, che verteva sulle misure da adottare di comune accordo tra tutti i Paesi partecipanti per contenere gli effetti delle attività umane sul clima e sulla salute del nostro pianeta.
In esso l’autrice concludeva che, vista l’impossibilità di fare affidamento su chi ha il potere decisionale a livello istituzionale, sarebbe bene che il comune cittadino si responsabilizzasse e si facesse carico di tutti quegli accorgimenti atti a ridurre il nostro impatto ambientale.
Seguivano poi i soliti consigli su come limitare gli sprechi.
Ho voluto proporre questa mia lettera perchè particolarmente pertinente ai temi da me toccati nel mio precedente intervento e agli stessi concetti già espressi in questo sito da Viviana in particolare, ribadendo che la salute del pianeta che ci ospita e quella di noi umani sono una cosa sola, in quanto ognuna condiziona l’ altra e che il maggiore contributo al contenimento del nostro impatto ambientale proviene dalla riduzione della dipendenza dalle proteine animali e non dal risparmio di benzina, petrolio (seppur importante) e cose del genere, come tutti credono e come ci vogliono far credere.
Dall’articolo del “Corriere” emerge invece il solito modo banale e miope di affrontare una emergenza così seria, dispensando consigli generici su come risparmiare energia, ma senza cambiare le nostre scelte in fatto di consumi.
Tutto quindi nell’ ottica “schizofrenica”, così radicata nella nostra cultura, che consiste nel considerare problemi solo apparentemente molto diversi come distinti e separati in compartimenti stagni, retaggio di secoli di impostazione “scientifica” ormai diventata la nostra forma mentis.
Ed è proprio in questa logica che i pesanti risvolti salutistici delle nostre scelte alimentari, quando si tratta di discutere e prendere decisioni in difesa della terra, invece di essere riconosciuti come un valore aggiunto, non vengono probabilmente neppure presi in considerazione, in quanto “argomento non pertinente all’ ecologia”.
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Lettera al “Corriere della Sera” sul Vertice di Copenaghen
Gentile Redattrice,
ho letto con interesse il Suo editoriale pubblicato sul Corriere datato 21-12-09.
Lei dimostra più buonsenso di quanto abbiano dimostrato i tanti capoccioni riunitisi a Copenaghen, sostenendo che qualcosa potrà cambiare concretamente solo nella misura in cui la coscienza ecologica si diffonderà nella popolazione , perché sono proprio i nostri piccoli gesti quotidiani, molti dei quali automatici, ad incidere in misura determinante sugli equilibri del nostro pianeta. E fra gli accorgimenti da adottare si dovrebbe anche evitare di sprecare il cibo.
Benissimo, più che giusto : buttare via il 30% del cibo acquistato, secondo le statistiche, sarebbe una follia anche in tempi non di crisi.
Ciò che trovo sconcertante però è che , quando si discute di questi problemi e si analizzano cause e rimedi, quasi mai si fa menzione della QUALITA’ di ciò che si consuma con assoluta disinvoltura, incuranti delle pesanti conseguenze che comporta in termini ambientali.
E’ ormai evidente ed indiscutibile che la dieta moderna dei paesi ricchi, notoriamente straricca di carne ed altri alimenti animali, grassi, zuccheri, prodotti industriali ( il così detto cibo-spazzatura ), cibi esotici e fuori stagione è responsabile, direttamente ed indirettamente, dei nostri consumi energetici e dell’inquinamento ad essi correlato più di qualsiasi altro fattore, e che una dieta basata su criteri più ragionevoli ci farebbe risparmiare molto più di quanto comunemente si immagini o di quanto si sia riusciti finora ad ottenere intervenendo su altri aspetti della vita umana.
Se a ciò si aggiunge che il suddetto modello alimentare è anche alla base di tutte le più significative patologie del nostro tempo ( i nutrizionisti più aggiornati e seri lo condannano e non è un caso se si raccomanda con sempre maggiore insistenza il modello di dieta mediterranea tradizionale ), ci si può fare un’idea più precisa del grado di follia ormai raggiunto.
Un esempio fra tutti dovrebbe bastare a fugare ogni eventuale dubbio :
Il “World Cancer Research Fund” ha stilato un vademecum per la prevenzione del cancro in cui si consiglia, tra l’altro, di minimizzare il consumo di carne ( soprattutto quella rossa ).
Dia un’occhiata al libro appena pubblicato dal titolo più che mai esplicativo “Prevenire i tumori mangiando con gusto” ( ed. Sperling & Kupfer ), oppure al sito www.dietandcancerreport.org.
Tutto questo non fa che confermare, ahimè, i sospetti sull’effettivo controllo dei principali organi di informazione da parte del potere economico. Non riesco infatti a spiegarmi altrimenti il silenzio del Suo giornale sul recente intervento di Paul McCartney (notoriamente vegetariano) al parlamento europeo in cui proponeva di ridurre il consumo di carne con argomenti inoppugnabili.
Di questo si è parlato su un blog, che ho allegato, in cui è riportato anche un mio commento.
Distinti saluti
Michele Nardella
Grazie Michele per aver condiviso questo tuo interessante articolo! E’ incredibile quante banalità continuino a girare su questi argomenti così importanti.
Siamo stufi di cambiare lampadine!!! C’è ben altro da fare!
😀