Per chi mi ha seguito nelle precedenti puntate sulla macrobiotica dovrebbe essere ormai chiara la differenza tra il metodo scientifico e quello olistico che, pur non essendo esclusivo della macrobiotica, è a mio modesto parere più semplice, più intuitivo e, cosa non meno importante, più pratico nell’ interpretazione di quest’ ultima.
Passo dunque subito a sintetizzare e ribadire quelle che sono le prerogative del metodo olistico: la possibilità di capire la relazione, spesso non evidente di primo acchito, fra qualità e fenomeni apparentemente slegati tra loro, grazie alla conoscenza del principio di analogìa; considerare ogni fenomeno nella sua interezza, che comprende aspetti sia materiali che energetici in continua trasformazione, ed intendere lo stesso come un tutt’ uno indivisibile, in quanto dotato di una finalità, intesa come funzione in un contesto.
Pertanto esso si propone di andare oltre quelli che sono i limiti intrinseci della scienza e correggere eventuali incongruenze che a volte emergono nella sua pratica.
Quello di considerare tutto in termini energetici e dinamici è un punto molto interessante, in quanto, paradossalmente, nonostante Einstein, lo scienziato per eccellenza, abbia dimostrato che tutto è energia, e che quindi materia ed energia propriamente detta sono la stessa cosa (E=mc2), chi si occupa di bio-scienze non tiene conto delle importanti implicazioni di questa, nè di altre scoperte recenti della fisica quantistica: si continua così ad applicare i soliti anacronistici criteri analitici e riduttivi e a considerare esclusivamente gli aspetti materiali e quantificabili di una realtà fenomenica ben più complessa di quanto si voglia far credere.
Le conseguenze di questa visione frammentaria e disorganica sono particolarmente evidenti nell’ ambito della medicina e della nutrizione.
In quest’ ultima, che è il tema del nostro blog, l’inadeguatezza dei criteri scientifici classici appare in tutta la sua drammaticità nell’incapacità di comprendere in che modo il cibo influenza la nostra salute, e di conseguenza quanto esso sia importante.
Ogni cibo infatti viene analizzato e studiato esclusivamente in funzione dei suoi costituenti molecolari e delle reazioni chimiche in cui sono implicati, ma tutto ciò serve a chiarire solo alcuni aspetti della nutrizione, mentre molti altri sfuggono, oppure le conclusioni alle quali gli scienziati giungono, a volte affrettatamente, possono variare, essendo implicati, nei meccanismi vitali, numerosi fattori contingenti ed imponderabili.
Insomma, per dirla in breve, l’insieme non è mai uguale alla mera somma delle sue parti (ammesso che si possa essere sicuri di conoscerle tutte).
Ad esempio, per la scienza l’ unica differenza in un alimento, a seconda che sia crudo oppure cotto, riguarda l’ eventuale perdita di vitamine termolabili, dovuta appunto alla cottura, mentre in realtà le sue proprietà energetiche cambiano dal giorno alla notte: provate a seguire una dieta di soli cibi cotti, o di soli cibi crudi per qualche giorno, e vedete un pò come vi sentite.
Un’ altra proprietà che la scienza non è in grado di valutare sono i sapori, che nella medicina cinese e in quella ayurvedica sono invece stati tenuti sempre in grande considerazione. Essi sono forme di energìa che si correlano coi vari organi e visceri del nostro corpo, stimolandoli o inibendoli, secondo un intrigante sistema di corrispondenze. Ma naturalmente per la scienza tutto questo “è solo fantasia“.
E ancora, il fatto che la forma di una mela sia palesemente diversa da quella di una pera per la scienza non ha alcun significato, mentre particolari come questo sono importanti indizi per capire qual è il tipo di energia sottostante ai processi naturali che hanno portato a maturazione quei frutti (e quindi quale sarà l’effetto che potranno avere su chi se ne nutre).
Questi processi invisibili, i cui effetti sono riconoscibili soprattutto nei loro particolari strutturali, sono evidentemente il risultato delle innumerevoli influenze e interazioni chimico-energetiche provenienti dall’ambiente, nonchè dalla stagione in corso, e ciò rende evidentemente ragione della diversità dei prodotti che la natura ci offre nei vari periodi dell’anno, come pure nelle diverse località geografiche.
Ogni organismo vivente e prodotto della terra porta in sè l’ informazione proveniente dall’ ambiente da cui ha avuto origine e con cui interagisce in un rapporto di equilibrio dinamico, informazione che non è semplicemente riconducibile alla presenza di determinate molecole, come già illustrato. Perciò mangiare in modo ecologico significa tener conto anche della provenienza geografica e della stagionalità del nostro cibo, se vogliamo essere in armonia con l’ ambiente (che è poi il vero significato della salute), mentre per la scienza mangiare una banana nel deserto del Sahara o sui ghiacciai della Groenlandia, in estate col solleone, o in inverno con un metro di neve fuori casa è la stessa cosa, perchè tutto si riduce alle solite considerazioni su calorìe… proteine nobili… proteine bastarde e bla, bla...
Insomma il metodo analitico-riduttivo (l’unico criterio seguito dalla scienza, lo ribadisco ancora) non ci consente di scoprire, di capire l’ ordine insito nella natura, e così, nel percepire la realtà come caotica, è inevitabile sviluppare una mentalità fatalista.
E per documentare la fallacia del metodo scientifico saranno sufficienti i pochi esempi seguenti, cominciando con la nota raccomandazione di fare il pieno di vitamina C, assumendo regolarmente spremute di agrumi, per difendersi dai più comuni malanni invernali.
In realtà è più probabile che una simile pratica li favorisca, in quanto il nostro corpo ha bisogno di contrarsi, per potersi adattare ai mutamenti ambientali che accompagnano l’arrivo della stagione fredda, mentre i succhi (specie se di frutta tropicale o semi-tropicale) hanno un effetto alquanto dispersivo, e quindi in contrasto con le nostre vere esigenze (senza contare le conseguenze su glicemìa e insulina).
Ma il fatto che un alimento abbia sul nostro corpo un effetto espansivo oppure contrattivo non può essere dedotto sulla base di dati scientifici. Questi possono sicuramente contribuire alla valutazione, ma in nessun caso possono costituire l’unico elemento di giudizio.
Questa considerazione si ricollega poi alla diffusissima opinione che una dieta basata su alimenti crudi sia vantaggiosa per la presenza di maggiori quantità di nutrienti, che verrebbero altrimenti distrutti dalla cottura.
In realtà non è necessariamente vero, perchè ciò che conta maggiormente è l’equilibrio generale della dieta e la sinergìa che si instaura fra i vari componenti, e questo implica che bisogna tener conto anche delle caratteristiche energetiche degli alimenti (che variano, come già detto, se questi sono crudi o cotti), e non solo delle molecole ivi presenti: voi potete fare incetta di tutte le vitamine, antiossidanti e quant’altro volete, ma se la dieta nel suo complesso non è equilibrata rispetto alle vostre reali esigenze e all’ambiente, non ne ricaverete comunque beneficio: l’esempio su menzionato lo dimostra.
Passando poi ad uno dei sintomi più diffusi, l’ipertensione, c’è da dire che è un disturbo piuttosto facile da risolvere, direi quasi banale, dal nostro punto di vista, il solo in grado di affrontarne le vere cause, in buona parte sconosciute alla medicina ufficiale. Tant’è che la forma più comune di questa disfunzione è definita “essenziale“, in quanto se ne disconosce la vera origine.
Infatti, se si eccettuano alcune forme di ipertensione alla cui base ci sono alterazioni arterioscerotiche, in particolare quelle a carico dei vasi renali, o depositi che intasano i glomeruli renali, è sufficiente eliminare, o ridurre al minimo i fattori dietetici maggiormente yang, per migliorare in poco tempo e guarire definitivamente, e senza l’ausilio di farmaci, nel giro di qualche mese.
Per essere espliciti, non è solo questione di controllare il sale (che è l’unica preoccupazione dietetica degli ipertesi), ma anche carni rosse, insaccati, uova, formaggi stagionati e salati, nonchè prodotti da forno e secchi, come pane, biscotti, crackers e grissini (tutti alimenti “insospettabili”), evitando al contempo anche estremi di yin, che renderebbero difficile l’ astensione dallo yang.
Questo perchè ciò che provoca contrazione dei vasi sanguigni (e quindi conseguente aumento pressorio) non sono solo fattori molecolari, come il sale, appunto, l’ unico riconosciuto dalla scienza, ma anche quelli puramente energetici, o l’ effetto combinato di entrambi, che, come abbiamo visto, la scienza non considera.
Il pane è un esempio ideale per chiarire il concetto: in quanto prodotto da forno, esso è il risultato di una cottura effettuata mediante calore diretto, che è una cottura più potente rispetto a quella che avviene, ad esempio, in acqua.
Il pane, dunque (e altri prodotti analoghi da forno), se per la scienza significa solo “carboidrati“, in realtà possiede caratteristiche energetiche ben diverse rispetto agli altri cereali, che avranno logicamente effetti diversi in chi lo consuma.
E sempre l’ eccesso di yang è il principale motivo alla base del fallimento di quasi tutte le diete dimagranti.
Dovete sapere infatti che i soggetti obesi sono quasi senza eccezione di costituzione yang, il che implica che se nella loro dieta sono regolarmente presenti i suddetti fattori (a cui magari si aggiungono pressioni psicologiche sociali, altro stimolo yang), questi non saranno tollerati (yang e yang si respingono, come ci ricorda uno dei dodici teoremi dell’ Ordine dell’ Universo), perciò, nel tentativo di equilibrarli, il loro corpo manifesterà una irresistibile attrazione verso lo yin, sotto forma di dolciumi, cereali raffinati, grassi, bevande dolci e alcolici, che sono poi proprio tutto ciò che fa ingrassare. O anche semplicemente il mangiare troppo, che è un altro fattore yin. E questo sarà sufficiente a far desistere prima o poi anche il più buonintenzionato da qualsiasi programma dietetico.
Questo perchè yin e yang non sono un parto della fantasìa dei macrobiotici o di chicchessìa, ma il principio più fondamentale dell’ universo, che tutto regola e a cui nessuno può sottrarsi. Perciò voi potete anche ignorare yin e yang, ma il vostro corpo, state pur certi, li conosce eccome…
Per fare un altro esempio di come possiamo applicare yin e yang per far luce su problemi che la scienza non capisce, una delle tante idiozìe che si sentono dire spesso è che l’esposizione solare sia la “causa” dei tumori della pelle, non tenendo conto evidentemente che per migliaia di anni tante popolazioni primitive hanno vissuto, e vivono tutt’oggi, nelle regioni più assolate del mondo con addosso quanto basta a coprire le loro parti intime, senza dover per questo avvertire altre conseguenze a carico della loro epidermide che una maggiore abbronzatura.
In realtà il sole è soltanto un catalizzatore: essendo luce e calore chiaramente stimoli di natura yang, essi attirerebbero le tossine più yin presenti all’ interno del corpo (sotto forma verosimilmente di zuccheri, grassi e sostanze chimiche varie, presenti in eccesso nelle diete moderne), portandole in superficie, e quindi a più diretto contatto con la pelle. A questo punto diventa facile capire che è proprio questa eccessiva concentrazione di sostanze indesiderate nella parte più esterna del corpo la vera causa del cancro alla pelle.
E visto che abbiamo toccato l’ argomento, ci sono altre interessanti implicazioni che il Principio Unico ci fornisce a proposito del cancro.
Per esempio: le numerose ricerche ed esperimenti eseguiti su cavie ed umani hanno dimostrato che questi ultimi sono 60 volte più sensibili rispetto ai topi al Talidomide (il famigerato calmante noto per le malformazioni causate nei feti di migliaia di donne che lo avevano assunto in gravidanza), e 100 volte rispetto ai ratti; ci sono poi alcune sostanze che causano tumori in alcuni animali, ma non in altri. Per esempio c’è un colorante azotato artificiale che può causare cancro al fegato nei ratti, ma non nei conigli o nei porcellini d’ India.
Ebbene, nell’ambito della scienza non esiste una teorìa unificata in grado di spiegare tutte queste differenze a volte contraddittorie, ma conoscendo le caratteristiche yin-yang degli animali implicati negli esperimenti e la dialettica universale, cioè l’insieme di leggi che scaturiscono dalla comprensione dello stesso principio, è possibile fornire una spiegazione completa e coerente (che per ovvi motivi vi risparmio).
Si deve però sapere che nel cancro sono sempre implicati entrambi i fattori yin-yang: anche se la causa scatenante è solo una (yin o yang), è grazie al fattore opposto che esso può svilupparsi.
Anche cancri e tumori naturalmente, come qualsiasi altra cosa, possono dunque essere studiati e classificati in base a yin e yang, a seconda delle loro caratteristiche fisiche, che ci suggeriscono anche la possibile causa primaria.
Ed è la parte del corpo colpita a darci i giusti indizi, a seconda, cioè, se la formazione tumorale è situata nella zona superiore al diaframma (yin), o inferiore (yang); se si trova più in superficie (yin) o più in profondità (yang); e se interessa un organo cavo (yin: es. lo stomaco, l’ intestino o la vescica) o uno pieno (yang: es. fegato, reni, pancreas).
La valutazione di tutte queste caratteristiche, assieme ad altre, ci dà dunque delle indicazioni preziose sulla natura e le cause primarie del cancro in esame.
Per esempio il tumore al seno è quasi sempre di natura yin, e se avete assimilato i concetti fin qui espressi dovreste capire perchè (zona superiore al diaframma, superficie), e infatti le cause più probabili sono i latticini più yin, come lo yogurt (specie se zuccherato), i gelati, il latte e la panna, e naturalmente zucchero, bevande dolci e dolciumi, ma per diagnosticarlo con maggiore sicurezza basta in genere analizzarne la precisa localizzazione, suddividendo idealmente la mammella in quattro quadranti (superiore destro e sinistro e inferiore destro e sinistro).
Anche in questo caso, se avete ben capito quanto detto, ci potete arrivare da soli.
Michele Nardella
I miei complimenti Michele per questo approfondito excursus sulla Macrobiotica!
Alla prossima!
😀
Grazie Viviana, sei sempre molto gentile.
Grazie Michele per questa interessante spiegazione sulla macrobiotica…… si perchè alcuni concetti che hai esposto sono stati molto chiarificatori e hanno spazzato via vecchie credenze radicate da secoli…..!! parlo della teoria secondo la quale l’ esposizione al sole sarebbe responsabile dei tumori della pelle….beh, mi si è aperto un mondo nuovo..!!! io che adoro stare al sole mi sentivo sempre in colpa pensando alle eventuali conseguenze…….. e poi ho apprezzato molto anche il discorso su l’effetto “espansivo” e “contrattivo” dei cibi…… tutto molto bello e soprattutto chiaro!! …..ciao
Ciao stavo leggendo il tuo articolo, che senza dubbio è molto interessante….
Ma perdonami, posso correggerti su una parte finale dove tu scrivi: ” Ed è la parte del corpo colpita a darci i giusti indizi, a seconda, cioè, se la formazione tumorale è situata nella zona superiore al diaframma (yin), o inferiore (yang); se si trova più in superficie (yin) o più in profondità (yang)”…
La parte superiore del diaframma è yang e quella inferiore è yin e la superficie è yang e profondità è yin…
A parte ciò la medicina cinese è davvero un mondo interessante…. e dovremmo fare più attenzione a ciò che introduciamo in bocca!
Grazie per il tuo opportuno intervento, che mi dà occasione di precisare un punto molto controverso perchè non capito, soprattutto da chi si occupa di medicina cinese.
Sono io infatti a dover correggere te, in quanto non c’è niente di sbagliato in ciò che ho detto: si tratta solo di due interpretazioni diverse che si basano su altrettante accezioni di significato del principio yin-yang.
E’ ad Ohsawa, il padre della macrobiotica, che si deve questa rivoluzione. Egli si rendeva conto della grande difficoltà di far dialogare il sistema di pensiero dell’ antica tradizione orientale col linguaggio e la logica scientifici occidentali, e perciò si preoccupò di elaborare una interpretazione più coerente ed intuitiva del principio unico per la mentalità occidentale.
Insomma, anche se non è certo un argomento facile da trattare (tantomeno in un blog), si può dire in estrema sintesi che nella proposta di Ohsawa yin e yang sono considerati dal punto di vista fisico, mentre nella filosofia e medicina tradizionale cinese sono trattati da un punto di vista metafisico.
Dato quindi che yang in senso fisico sta ad indicare la centripetalità e ovviamente il contrario lo yin, ciò che sta in basso, come pure ciò che è situato in profondità, è da considerare yang, mentre ciò che è in alto e in superficie è yin.
Se ti interessa approfondire però ti consiglio di consultare il magnifico libro di Carlo Guglielmo (un insegnante di macrobiotica tra i più qualificati in assoluto, che ho avuto il piacere di conoscere personalmente) “Il Grande Libro dell’ Ecodieta”, dove a pag. 553 è dedicato un intero capitolo alla annosa questione.